"Top Jimmy cooks!
Top Jimmy swings!
He's got the look! Woo!
Top Jimmy, he's the king!"

(Van Halen "Top Jimmy" su 1984)

 

 L'altra notte ho sognato Top Jimmy seduto lungo il marciapiede del  La Brea  sul Miracle Mile di Los Angeles, proprio vicino al suo chiosco di burritos messicani, il Top Taco. Assieme a lui i compari della band: Dig the Pig, Joey Morales, Gil T. che sorride sempre e Carlos Guitarlos con la amata sei corde sotto il braccio e lo sguardo perso nel nulla. Scarpe da ginnastica sozze e sfondate, stracci da pochi centesimi addosso, occhiaie tipiche delle  notti passate a sbronzarsi...."Top Jimmy sa cucinare, Top Jimmy sa farti ballare" cantava David Lee Roth.

  Durante gli anni ottanta,  al suo chiosco proprio di fronte agli uffici dell'A&M si fermavano fior di musicisti, Billy Zoom e gli X, i Los Lobos, Chris D.,  Dave Alvin, Steve Wynn, Sid Griffin, perfino Tom Waits e punkers senza un dollaro in tasca ma che Jimmy sfamava senza problemi.

 Top Jimmy in quegli anni era considerato una leggenda vivente a Los Angeles, lui stesso affermava che chi riesce a sopravvivere abbastanza a lungo in quella città senza stramazzare per droga, alcool o Aids finisce per acquistare una certa forma di popolarità. La sera Jimmy Koncek la passava nei bar ad ingurgitare litri di bourbon ed una notte  del 1980 salto' per scherzo sul palco assieme agli X per cantare "Roadhouse Blues" e da allora ne rimase stregato. 

 Così oltre a far mangiare, Top Jimmy cominciò a far ballare! Si circondò dei Rhythm Pigs, la migliore bar band della zona di L.A., capitanata dal talentuoso Carlos Guitarlos (che si narra non sia entrato negli X solo per il suo profondo attaccamento alla bottiglia), e per tre anni consecutivi, ogni blue monday,  si esibirono al Cathay de Grande ad Hollywood.   E gli amici musicisti, che di giorno ne addentavano  i tacos, la sera si riversavano ai suoi concerti spesso  unendosi a lui sul palco per  infuocati gigs, c'era spesso  Billy Zoom ma anche un'altro giovane ubriacone come Bob Forrest, il cantante dei Thelonious Monster, era un assiduo frequentatore.

  Pur amando il blues e il country,  Top Jimmy benediva l'esplosione del punk. Infatti prima Los Angeles era musicalmente morta e i club come il Rox o il Whisky erano ridotti a locali d'avanspettacolo mentre il Trubadour faceva suonare solo chi aveva già un contratto in tasca. Con il punk un sacco di locali  riaprirono e Jimmy e i ragazzi  erano una rockblues band senza contratto ma ad alto tasso alcolico con un energia capace di trascinare  anche il pubblico punk.

 Il primo disco pubblicato nel 1987 quasi dopo otto anni di concerti (esclusivamente  nei dintorni di Los Angeles, perché se quei tipacci fossero andati in tournèe si sarebbero ammazzati a vicenda) rende bene l'idea di cosa erano dal vivo: "Pigus Drunkus Maximus" è una tremenda  mazzata di rockblues all'ennesima potenza.

 Con l'aiuto di Steve Berlin (anche in veste di produttore) dei Los Lobos ai sassofoni, DJ Bonebrake degli X alla batteria e Gene Taylor dei Blasters al piano, riescono a macinare qualunque cosa capiti loro sotto gli strumenti. Il country-blues di "11 Months and 29 Days" di Johnny Paycheck è vitaminizzato da scale ritmiche adrenaliniche, "Homework" di Otis Rush vi farà sputare perfino l'ultima stilla di sudore, "Do the Do" dell'amato Howlin' Wolf ha un suono rauco e trascinante con quella ritmica ossessiva e il bel lavoro al piano di Taylor, "Framed " dei Coasters è cullata dai sassofoni di Steve Berlin che cerca inutilmente di calmare l'assalto frontale del resto degli strumenti come pure l'armonica che tenta di spezzare l'assedio pungente della feroce versione di "Workingman's Blues" di Merle Haggard, ammiratissimo da Top Jimmy per il suo atteggiamento  senza fronzoli.

 Lui stesso cantava con le mani unite a sorreggere il microfono vicino alla bocca come se fosse un'unica cosa con il suo corpo, nelle nocche di una mano la sigaretta sempre accesa e dall'altra invece penzolava la bottiglia oversizse di Jim Beam che puntualmente si scolava durante il concerto. Stretto nella t-shirt che reclamizzava il chiosco Top Taco, era un omone ombroso ma dallo sguardo stranamente dolce, una specie di  Mickey Rourke nella parte di Johnny Handsome dalla faccia rifatta. Ed infatti, ombrosa è la sua stupenda versione di "The Ballad of a Thin Man" di Bob Dylan, che secondo me (Dio mi perdoni) è addirittura migliore dell'originale. Come pure " Spanish Castle Magic " di Hendrix  si stempera dal furore del mancino di Seattle per amalgamarsi in modo omogeneo con le sei cover e i tre brani originali (travolgente l'opener "Dance with your baby" a firma di Carlos Guitarlos, che in seguito è diventato una sorta di hobo senza casa) che riescono nell'impresa di far sembrare l'album  come opera di una sola penna.

 Una penna che traccia linee possenti ed eccitanti che riescono non solo a coinvolgere chi ama il  rock, il blues, il soul ma entusiasmare anche chi è perso nella ferocia del punk. "Pigus" fu l'unico parto discografico di  una formazione che per dieci anni ha dettato legge nei bar arroventati della città degli angeli.

 Già, perché una leggenda  come Top Jimmy, non può materialmente vivere troppo a lungo e a 46 anni il suo fisico ha detto basta ai troppi abusi  lasciando  il chiosco e il palco vuoto. Da oltre dieci anni ha smesso di far  da mangiare e nemmeno fa più  ballare.

  Il Top Taco ha chiuso per sempre.

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