Da persona che ascolta musica con il metodo della pesca a strascico, ma con una conoscenza approfondita della storia britannica, vi invito allo spettacolo eccezionale della recensione di un LP del 1973. Qualche anno dopo la sua uscita mi fu consigliato da mio fratello maggiore, grande esperto di musica e cultore del prog ma soprattutto degli Yes. All’epoca (e più o meno tutt’ora) aborrivo il prog ma soprattutto gli Yes, e decisi di ignorare il suo consiglio.
Fast forward fine anni ’80: trovo il CD in una bancarella a Camden Town e mi convinco a dargli una chance. Partiamo dalla bruttissima copertina che nell'immagine monocromatica formato francobollo mi parve raffigurare una biondona di fronte ad un ritratto (inesistente) di Enrico con tutte le sue mogli. Ho scoperto in seguito che si trattava di Mr. Wakeman, di cui non avevo mai visto alcuna foto, che passeggiava tra le statue di Madame Tussaud.
La musica: sei brani, uno per moglie. Un concept album ambizioso e, sorprendentemente, ancora uno dei miei ascolti preferiti.
- Catherine of Aragon: Inizio forte e maestoso, con la prima moglie. Stranamente per me, il pezzo più breve che condensa i 24 anni di matrimonio con Henry in pochi minuti, con eleganza e senza sbavature.
- Anne of Cleves: Aggressivo, ricco di percussioni, quasi caotico. Per la quarta moglie “di passaggio” di un matrimonio non consumato che durò solo sei mesi, questo brano è un colpo di scena: Wakeman la eleva a protagonista inaspettata con il brano più lungo.
- Catherine Howard: Tristezza, trionfo, e tragedia in un brano intricato e struggente. Non ci si aspetterebbe tanta intensità per una teenager che durò poco più di un anno e mezzo come quinta moglie, prima di essere decapitata, ma è qui che Wakeman stupisce: ti costringe a ricordarla.
- Jane Seymour: Solenne e spirituale, con un organo registrato in chiesa. Un omaggio impeccabile alla regina che diede a Henry l’unico erede maschio, ma a caro prezzo. La musica sembra riverberare il rispetto che Henry le aveva riservato.
- Anne Boleyn - che si fregia anche del sottotitolo di un inno funebre “The Day Thou Gavest, Lord, is Ended”: Un mix di malinconia e forza, con echi del triste destino di Anne. È un ritratto complesso, degno di una figura tanto controversa quanto affascinante.
- Catherine Parr: Tastiere e percussioni in libertà per la donna che ebbe l’ultima parola su Henry. Il tono trionfale sembra celebrare la sua sopravvivenza, anche se non cantò vittoria a lungo.
Nonostante la mia iniziale diffidenza, questo album mi ha conquistata. La sua longevità nella mia lista di ascolti è dovuta proprio a quella curiosa dissonanza: Wakeman interpreta le sei regine in modo diverso da come le immagino, e ogni ascolto è un’occasione per scoprire nuovi dettagli.
PS L'opera è già stata recensita sul sito il 29 luglio 06, da "the green manalishi" che senz'altro ne sa molto più di me, ma con il titolo errato di "The six wiFes". Il plurale di Wife è Wives" Potreste correggere? (https://www.debaser.it/rick-wakeman/the-six-wifes-of-henry-viii/recensione#!)
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