Quella dei Ride è stata una delle reunion più riuscite degli ultimi anni.

Riportati in vita dai due leader Mark Gardener ed Andy Bell, si sono riposizionati alla grande con due lavori di pregevolissima fattura, ovvero il disco del ritorno “Weather Diares” e l’altrettanto convincente ep “Tomorrow’s Shore”.

Adesso è il momento delle conferme con “This Is Not A Safe Place”, secondo full lenght dalla reunion e sesto album complessivo. Squadra che vince (di solito) non si cambia, ecco che quindi alla produzione torna l’ottimo Eron Alkan ed al missaggio il peso massimo Alan Moulder; inevitabile che questo nuovo lavoro sia una prosecuzione ed un upgrade di quanto fatto sentire nella prova precedente, upgrade oltretutto perfettamente riuscito.

Ci troviamo infatti di fronte ad un deciso passo avanti, e ad un definitivo riposizionamento del quartetto oxfordiano: le linee guida a livello di suono sono più o meno quelle di “Weather Diaries”, ma c’è ancora maggior convinzione e sicurezza. I Ride avevano preannunciato un album prettamente chitarristico, ed hanno mantenuto le promesse.

Le armonie vocali perfette e le chitarre “vaporose” (entrambi marchi di fabbrica della casa) non mancano, e soddisfano anche i palati più esigenti in materia; i Ride fanno musica con convinzione e libertà espressiva, ed il tutto gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo dei dodici brani.

Si spazia molto, e si spiazza pure, con un’apertura martellante in forte odore di kraut e dance (“R.I.D.E.”) per poi virare subito verso la melodia perfettamente cesellata del singolo “Future Love”, sorta di erede spirituale della vecchia “Twisterella”. “Repetition” torna a martellare, ed anticipa una serie di brani che vanno dalle atmosfere ariose di brani come “Clouds Of Saint Marie”, “End Game” ed “Eternal Recurrence”, a mazzate decise in odore di Sonic Youth (“Fifteen Minutes”, “Kill Switch”), per poi chiudere con la favolosa “In This Room”, complessa e bellissima.

“This Is Not A Safe Place” convince appieno, e certifica un’ormai definitiva seconda giovinezza per Bell e compagni.

Brano migliore: In This Room

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