Rimango incantato per tutto il concerto e appena finiscono decido di correre al baracchino del merchandising a comprare il loro disco e quello che mi ritrovo tra le mani è "Colour Trip". Il capolavoro shoegaze del 2011. Colour Trip è un titolo azzeccatissimo. L’album è effettivamente un viaggio. Una cavalcata lunga 32 minuti fatta di suoni, rumori e melodie a cavallo di un unicorno nella terra dei sogni.
I Ringo Deathstarr si ispirano ai mostri sacri dello shoegaze: tali The Jesus And The Mary Chain e My Bloody Valentine. Molti i commenti su Youtube che dicono che somigliano ai MBV ma che questa somiglianza non è un male. E infatti non lo è. Anzi.
Si inizia con "Imagine Hearts", in cui il tremolo della Jaguar a stelline di Elliott è tormentato e la voce di Alex inizia il suo massaggio acustico. Poi "Do It Every Time", rumorosa e grintosa con la chitarra che sembra un macchinario industriale da taglio. Che so, una fresa. "So High" è una scampagnata hippie in duetto tra Alex ed Elliott: “bubblegum and ecstasy, make me feel the power, if you want to run with me, I will show you how”.
Si arriva alla quarta traccia senza accorgersi. "Two Girls" è shoegaze puro. La si sente 10 volte prima di andare avanti. Fucilate elettriche. Un muro sonoro grande come la muraglia cinese dalla cui cima arriva la voce di Alex, come un angelo che scende agli inferi. È un’esplosione di emozioni femminili. La prima volta di tutto (come nel video girato dalla Gehring). Il ritmo rimane alto con "Kaleidoscope": una richiesta d’amore di un sognatore incallito che chiede alla ragazza di spedirgli una cartolina dall’arcobaleno.
Con il sesto brano, i tre texani ci concedono di riprendere fiato facendoci cadere in stato semi-catatonico dentro un vortice di loop in cui lui sospira le parole e lei ti culla. Un "Day Dreamy" appunto. Appena il tempo di chiudere gli occhi e una distorsione ti riporta in vita. "Tambourine Girl" è allegra e spensierata. Fa pensare ai filmini 8mm. I due brani successivi invece sono le classiche canzoni da buttare a palla in macchina a proprio rischio e pericolo di una multa per eccesso di velocità. "Chloe", allunga la mano allo stoner ma non riesce a toccarlo con di mezzo gli strati di suoni e i cori di Alex mentre "Never Drive" tende al post-punk con i ritmi aggressivi di basso e batteria sostenuti poi da chitarre moltiplicate per mille da riverberi e delay. Un esercito di Fender come monaci tibetani in preghiera. Ci si avvicina alla fine e "You Don’t Listen" è una traccia di riempimento che comunque non sfigura e fa il suo lavoro.
Il finale è poesia. "Other Things" come dice il titolo è un’altra cosa. La voce di Alex è protagonista assoluta. È quasi elettronica, coi bassi profondi come l’oceano Pacifico e feedback di chitarra in loop che cercano di strappare la tela del Bacio di Klimt.
Colour Trip è stata una rivelazione. Una bomba fatta con pedaliere sconfinate in cui tutti gli effetti sono accuratamente tarati e su ON. Colour Trip è lo shoegaze più classico che nel 2011 riesce a suonare nuovo. I Ringo Deathstarr sono perfetti. Come dice un verso di una canzone "beautiful like a gun". Ora scusate ma rischiaccio PLAY!
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Altre recensioni
Di Core-a-core
"Colour Trip è un disco robustissimo, prodotto alla grande, che regala la sensazione di suoni all’ovatta di puro cotone, di riverberi che rimbalzano sulla gommapiuma."
"Un approccio alquanto pop allo shoegaze, molto orientato a prendere per le orecchie quanti più ascoltatori si può."