"Ci sarebbe un treno alle tre..." La mano di Mogol si sente nel brano omonimo del quinto e penultimo episodio della discografia del grande Rino Gaetano. Il parlato di risposta fa pensare al Battisti di "Ancora tu", così come al Battisti romantico fa pensare la melodia. Ma il cantautore calabrese è altro, e dietro c'è sempre il sarcasmo e un messaggio profondo: in questo caso si parla del rapporto tra i sessi e di omossessualità. "Nel letto di Lucia" è l'allegoria del calderone della politica e della religione, e Rino pensava di essere il solo per Lucia... cori femminili sul ritornello; "Grazie a Dio, grazie a te" è ottimamente introdotta ed il basso è uno spasso, così come i fiati, un breve pezzo più valido musicalmente. La quarta traccia "Io scriverò", è forse la migliore del disco, e recentemente è stata cantata anche da Roberto Vecchioni nella raccolta "I colori del buio". Il piano introduce, poi: "Io scriverò se vuoi perché cerco un mondo diverso con stelle al neon e un poco d'universo..." riuscita, ascoltare per credere. La spagnoleggiante "Ahi Maria" è anch'essa uno spasso, fa pensare ai Gipsy Kings. "Ma se c'è Dio" è un reggae apparentemente scanzonato, ma con un testo riflessivo: "Sempre il gioco è la vita mia, che poi finirà, ma se c'è Dio...", un brano questo più da apprezzare musicalmente, come il terzo. Accordi in maggiore per "Anche questo è Sud", un gesto d'amore del cantautore per la sua terra a base di immagini bucoliche e di mare. Chiudono i quasi tre minuti di "Su e giù", che esordisce sulla stessa falsariga di "Ahi Maria", e nel ritornello elogia l'amore: "Su e giù, sei sempre sù". Anche qui fiati caratterizzanti.
In questo disco Rino abbandonava l'invettiva politica che ritornerà prepotente in "E io ci sto", sesto mattone della sua produzione.

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