Questo 2009 ha regalato non molte uscite ma davvero interessanti! Fra queste non si può certamente escludere la quarta fatica dei polacchi Riverside.

"Anno Domini High Definition" suona molto diverso dai tre predecessori ma suona pur sempre con grande qualità! Eravamo abituati ad apprezzarli per il loro sound raffinato e atmosferico, ma allo stesso tempo sofferente e oscuro fatto di delicati sottofondi di tastiera e eleganti tocchi di chitarra alternati a momenti più heavy. Qua si cambia radicalmente, senza però vendere il proprio nome a nessuno! Le sonorità, dopo che in passato oscillavano fra prog-rock e prog-metal, diventano più marcatamente prog-metal, aumenta notevolmente il quoziente tecnico nonché il giocare con i tempi avvicinandosi a quello dei nomi più noti e aumenta notevolmente anche il peso dell'elettronica e della sperimentazione sonora. Ma la personalità e la creatività del gruppo non vengono assolutamente abbandonate. Certo, il disco si fa ascoltare più facilmente dai prog-metaller più classici ma il paragone con altre band continua ad essere abbastanza fuori luogo. I Riverside continuano ad essere i Riverside e basta! Ed è tutto davvero sorprendente!!! Inserire elementi più standard nella propria musica rimanendo sé stessi non è assolutamente roba da tutti! Era necessario avere il talento di una band come loro perché ciò potesse avvenire!

Il disco è più breve dei precedenti ma ciò non penalizza assolutamente gli ascoltatori! Le tracce sono solamente 5, tutte più o meno incentrate sulla medio-lunga durata, tranne la prima che supera giusto i 5 minuti, 44 i minuti di durata, pochi rispetto a prima, ma tutti di intensità notevole.

Il disco parte in maniera fulminea e spumeggiante con "Hyperactive", aperta lentamente da un delizioso piano ma poi... chaos! Ritmi incandescenti come mai prima d'ora, riff di chitarra veloci e diretti, drumming spietato e qualche innesto elettronico più una linea di basso molto incisiva, tutto senza un attimo di pausa, coinvolgente! "Driven To Destruction" è anch'essa decisamente trascinante ma più elaborata. Bella l'intro di basso, poi si prosegue con riff di chitarra taglienti accompagnati alla perfezione da tastiere elettroniche pesantemente distorte che vengo alternati con giri di piano e stacchi atmosferici vecchio stile! E cosa dire di "Egoist Hedonist" quasi 9 minuti all'insegna della dinamica e della sperimentazione che la rendono la traccia forse più strana che i Riverside abbiano mai creato! L'inizio è piuttosto atmosferico accompagnato a bei sottofondi di tastiera con lievi tocchi di chitarra, ma quando parte alla carica colpisce nel segno alternando carica e melodia con gran classe e dando spazio a soluzioni anche molto inusuali e in grado di sorprendere chi si trova ad ascoltare come suoni elettronici in chiave quasi trance e house e pure inserti di fiati (tromba, trombone e sax)! e dopo lo stacco atmosferico che potrebbe tranquillamente trovarsi in un brano dance ecco dei nuovi bei suoni alla tastiera e passaggi chitarra-tastiera che chiudono il brano con dignità! "Left Out" suona invece più triste, si perde la carica degli altri brani, emergono influenze Opeth soprattutto nei passaggi di chitarra più delicati, ma la traccia risulta comunque dinamica e sofisticata e all'altezza dei migliori Riverside. Carica che si recupera con "Hybrid Times" dove dopo un'intro delicata si alternano fughe di chitarra e batteria sostenute anche da un cantato decisamente incazzato senza rinunciare a soli di tastiera e a parti più soft.

I Riverside non hanno sbagliato il colpo nemmeno stavolta. Spero che siano sempre così in grado di ripetersi ed innovarsi allo stesso tempo. E spero anche in un decennio ricco di tanto buon prog e prosperità di idee!

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