Entrati nel nuovo millennio il panorama progressive metal non finiva di regalarci i capolavori che già ci aveva regalato negli anni '90. Ma la sensazione che si percepiva fra i sostenitori del genere era probabilmente quella di un genere che sembrava ormai troppo stereotipato e forte era l'idea che era necessario un rinnovo stilistico al fine di far riacquistare al genere fascino e interesse. A dare questo tocco di freschezza ci ha pensato una band proveniente addirittura dalla Polonia, terra piuttosto ignota musicalmente al grande pubblico ma che si è dimostrata, in tal caso, davvero in grado di sfornare talenti che non facciano rimpiangere quelli provenienti dai paesi più noti. Sono i Riverside, band che mette da parte virtuosismi, tempi serrati e lunghe fughe strumentali per regalarci una musica invece più ricca di sentimento, più delicata, ma allo stesso tempo anche più oscura.

I Riverside hanno esordito nel 2004 con un album, "Out Of Myself" a dir poco splendido e intriso di atmosfere oscure e suoni freddi, dando effettivamente al progressive una nuova faccia. E nel 2005 ecco che se ne tornano con un album ancora più maturo e sofisticato destinato a rimanere per sempre il capolavoro assoluto della band, "Second Life Syndrome".

Ancora una volta sono le atmosfere a far da padrone, con le tastiere sempre in evidenza a creare dei pregevoli sottofondi in grado di far viaggiare l'ascoltatore oltre le nebbie di ciò che non vede dando sfogo alla sua immaginazione. Ma viene dato anche più spazio alla componente più metal, poco presente nel primo album, donando all'ascolatore una più forte alternanza fra pezzi più lievi e pezzi più heavy. Ma anche gli intrecci fra melodie sembrano migliorati ulteriormente e il legame fra i vari suoni risulta ancora una volta impeccabile!

Se amate le cose nuove e mai sentite prima penso che quest'album dovrebbe colpirvi abbastanza subito. Certo, per assimilarlo serve qualche ascolto ma poi lo considererete un capolavoro assoluto! Già quando parte la prima traccia capirete che questa band non è una qualsiasi band prog-metal ma è una band che pur annoverando fra se numerose influenze (Opeth e Porcupine Tree su tutte) riesce ad avere un sound estremamente personale e contraddistintivo. "After" è infatti un breve pezzo tastieristico caratterizzato da un'atmosfera oscura e soffocante cantato con voci calde e tenebrose... qui si respira aria di freschezza, serio! La traccia n° 2 "Volter-face" è una traccia che offre riff di chitarra graffianti e diretti e mantiene un ritmo piuttosto scorrevole, ma tutto è anche qui avvolto da un'atmosfera rilassata ma allo stesso tempo tesa e le tastiere alternano sottofondi più delicati ad alti più tetri e distorti. "Conceiving You" è un pezzo invece molto delicato ben aperto dal piano in grado di emozionare l'ascoltatore con gran razionalità. E si arriva così al brano più lungo del disco, la titletrack "Second Life Syndrome" che nei suoi 15 minuti racchiude tutto ciò che i Riverside riescono ad offrire fra momenti estremamente rilassati fatti di delicati passaggi di chitarra, caldi sottofondi di tastiera, riff di basso impeccabili ma anche momenti più heavy. Con "Artificial Smile" siamo invece di fronte ad una traccia più diretta e più dichiaratamente metal con anche inserti di growl a testimonianza che questa band sa anche essere aggressiva quando è necessario. "I Turned You Down" è invece un altro brano dai toni leggeri e delicati caratterizzato da tocchi di basso rilassati e piacevoli passaggi di chitarra sorretti sempre da un buon sottofondo tastieristico. E poteva mancare un brano strumentale? Ovviamente no, ed ecco che ci troviamo un'ottima "Reality Dream III" che prosegue le precedenti due strumentali contenute nel primo album. Qui si respira aria di prog-metal più standard con complessi passaggi di chitarra e tastiera ma che i Riverside propongono senza scopiazzare, ma sempre usando grande personalità. "Dance With The Shadows" è un altro brano di lunga durata che con i suoi oltre 11 minuti offre anche qui una vasta alternanza di melodie: mantenendo un ritmo abbastanza scorrevole assistiamo a sempre perfetti sottofondi di tastiera, passaggi di chitarra più heavy e qualche passaggio di chitarra e tastiera leggermente più complesso che la band comunque non manca di inserire, sebbene lo faccia nei momenti più necessari. E chiudiamo in bellezza con "Before" una traccia delicata e oscura, che diventa più heavy nel finale, ben guidata da basso e chitarra, come sempre autori di intrecci impeccabili di melodie tranquille e pacate sempre in grado di far respirare una boccata d'aria fresca all'ascoltatore.

E così si chiude un autentico capolavoro, che non è figlio di nessuno, che non è debitore di nessuno, ma che è invece frutto di un gruppo che fa della personalità un marchio di fabbrica! Senza dubbio il futuro del prog!

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