Immaginate di essere seduti sul bordo di un fiume, di vedere il placido susseguirsi di scure nuvole all'orizzonte, il lieve rumore dell'acqua che vi passa davanti, incurante della vostra malinconia. Sta per calare la notte e siete soli con i vostri pensieri. Riverside: "Second Life Syndrome".
Questa l'immagine che viene evocata da questo disco e da questa band nella mia mente, difficile non pensare a questo credo, dopo aver ascoltato la musica di questa band polacca. Il disco parte con "After" in cui la voce del bassista singer ci sussurra dolorosamente: "I can’t take anymoreI can’t breathe I’m sick of this goddamn darkness, Sick of sadness and tears I throw it all up every single day...". Il protagonista è un uomo alla scoperta di se stesso, al contempo costretto a rivevere un passato doloroso, tentando di scrollare dalle sue spalle il peso insostenibile.
La musica è pesante, opprimente, tormentata ma vellutata come una brezza. Le tastiere ariose accompagnano il cantato insieme alla sessione ritmica fino a sprigionare la chitarra intrisa di feeling (con qualche reminiscenza floydiana). Il secondo episodio è "Volte-Face", dove l'energia sale senza però divenire furiosa o violenta. Grande spazio alla chitarra e la voce si fa tormentata, sfiorando più volte lo screaming, arrivando poi a una digressione pianistica per poi lasciare spazio ad un ultima esplosione.
Terza traccia, "Conceiving You", dove la malinconia e la nostalgia ci assale, appare il ricordo di una donna, la sua vista offuscata dal tempo passato come lo fu Beatrice per Dante. Il piano accompagna la calda voce di Mariusz Duda nel suo cammino nella memoria. Nuovo viaggio, si entra nella sindrome della seconda vita, la title track. Qui l'eco dei Pink Floyd è presente e aleggia sopra al gruppo in maniera pesante facendo grande pressione, ma senza schiacciarlo.
C'è la voglia di voltare pagina: "...I erase you now with all of my past", ma c'è anche la rabbia di aver perso tempo (o forse questo tempo "sprecato" non potrebbe averci arricchito ?). Si passa ad "Artificial smile" uno degli episodi più tirati della composizione della band con un inserto riflessivo centrale prima dell'esplosione finale dove Duda esplode con uno scream viscerale e sofferto.
L'atmosfera si fa più leggera con la semi ballata "I Turned You Down" dove riappare il consueto feeling chitarristico che ci accompagnato fino ad ora stringendoci e scaldandoci mentre fuori fa freddo, molto freddo.
"Reality Dream part III" è un brano strumentale tipicamente prog metal che prosegue il discorso che era iniziato nel disco precedente della band con i primi due episodi, i ragazzi si lasciano andare sfoderando buone doti tecniche. "Pull myself together – holding on Standing at the point of no return Keeping on the right side of my heart And the moment of truth is falling on me now" Con queste parole parte "Dance with shadow". Dove, come sempre è l'emotività a farla da padrone, accompagnando il viaggio interiore di una persona alla ricerca della libertà da ciò che l'ha colpito in maniera irreparabile. "..I can almost see the light Feel its warmth And touch the moment I was waiting for so long I carried all before me Now the die is cast With open arms I’m standing out against my past".
Quando si raggiunge la certezza di qualcosa si ha la paura di vedere questa sbriciolarsi. Sembra di essere arrivati alla luce, alla libertà. Ma la malinconia della musica non si placa, non siamo giunti alla fine, manca ancora qualcosa per essere liberi da "noi stessi", abbiamo voltato pagina, ma la pagina di fronte a noi è spaventosamente vuota. Siamo di fronte a "Before", ultima traccia del disco. Il viaggio si è concluso e lascio che sia quello che penso a guidare le mia dita.
Ci troviamo davanti ad un disco emozionale, ma non originale. Avrebbe giovato una batteria meno scolastica e piu personale e, in alcuni casi si denota una leggera pesantezza. Secondo loro lavoro, è stato fatto un passo avanti rispetto al passato e credo che la vetta da raggiungere sia vicina. Anathema, Pink Floyd, un pizzico di Porcupine tree, una sprezzata di Pain of Salvation ma un tappeto di emozioni enorme e di assoluto spessore per darvi un'idea di cio che vi aspetta. Concludo questa recensione con parte delle parole di "Before".
"I’ ve become resistant to myself To my weaknesses and pain I’ ve become the one who wants to live And just feel alive again.... I feel safe Is this What I Really Wanted? "
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