La Stranezza è un gioiello.

Ammantato di classicismo, perfettamente calato nell’atmosfera del tempo andato, cent’anni addietro.

Luigi Pirandello è interpretato da Tony Servillo che sfodera un’interpretazione di grande pregio. Il suo è un Pirandello misurato, tormentato ed implacabile, ironico e disturbato dai suoi pensieri, dalle sue preoccupazioni, dai suoi sei (o forse più) personaggi che costantemente lo cercano… Luigi, o forse loro, giocano a nascondino ed egli, al contempo, li rifugge e gli dà udienza la domenica mattina e nelle notti insonni li pensa, li modella, li fonde e li trasfigura…

Dalle note di Wikipedia, l’incipit.

1920. Luigi Pirandello fa ritorno in Sicilia in occasione del compleanno dell'amico Giovanni Verga; giunto nella nativa Girgenti, scopre che la sua anziana balia Maria Stella è appena morta. L'autore decide di organizzarle un ricco funerale, per il quale assolda Sebastiano ("Bastiano") Vella e Onofrio ("Nofrio") Principato, due equivoci becchini. Non riconoscendolo, i due gli rivelano di essersi imbarcati nell'impresa di allestire uno spettacolo di teatro amatoriale con una sgangherata compagnia di paese…

Sebastiano ed Onofrio sono interpretati da Ficarra e Picone ed è come minimo “spiazzante” nel senso buono del termine, rilevare quanto poco (perlomeno a me) faccian ridere questa coppia comica, tra notizie che strisciano e loffie gag, e quanto siano stati bravi (clamorosamente bravi) nel raffigurare questi due “personaggi” in questo splendido film.

Un film “classico” dicevamo, con una regia elegante, misurata, se posso dire “appassionata”. Notevole anche la fotografia di Maurizio Calvesi, che in passato più volte ha collaborato con il regista Roberto Andò e con Claudio Caligari. E che dire della colonna sonora, pur’essa di rilievo, del musicista autodidatta Michele Braga e di Emanuele Bossi.

A completare il tutto, una scenografia impeccabile ed una recitazione corale ineccepibile, salvo qualche eccesso o sbavatura ad ogni modo concessi e “voluti” in un contesto così “pirandelliano”.

Il tutto, perfettamente in equilibrio ed armonia, all’insegna di un grande rigore e serietà. Il risultato, meritato, è quello di un grande film.

Un film misurato, dunque, ed a modo suo “umile” nel voler trattare una materia (il Pirandello-pensiero) così ostica, ingarbugliata, cerebrale, con un approccio così “rispettoso”..

Eppure (incredibile) in qualche modo, vi riesce.

La Stranezza è un film che fluisce sereno e lentamente monta fino ad accelerare e deragliare nella straniante seconda parte, dove, tentando di riannodare i fili, finisce (volutamente) per sparpagliarli in una, nessuna, centomila direzioni.

Andate a vederlo.

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