"Geni, o lo si è dall'inizio o non lo si è più/ Io vivo in un mondo in cui tutti siamo bravi, ma nessuno è genio".
(R. Vecchioni 1976)
Elisir è un disco costruito velocemente, non solo per l'esecuzione, ma anche per la composizione. La copertina raffigurante un prezioso gioco dell'oca è opera di Mario Vivono che elabora un'idea di Michelangelo Romano, pignolo produttore che in sala d'incisione usa tutte le piste disponibili del mixer; allo scopo di cesellare i suoni uno per uno per poi restituirceli in un gioco di incastri affascinanti.
Con Un Uomo Navigato il tema della creatività cantautorale la fa da padrone anche se poi l'unico scopo è fare esperienza, diventare, appunto, uomini navigati. Il linguaggio marinaresco fa da preambolo a Velasquez, ipotetico navigatore dal nome quasi simile al pittore di Siviglia. Velasquez però è una metafora, Velasquez è sempre esistito, nei racconti del nonno: "E c'eri prima di mio padre, prima del padre di mio padre, fu li che tutto incominciò". Al contempo è il signor Rossi e Che Guevara; è l'interlocutore che permette a Roberto di parlare confidenzialmente con la Storia. L'uomo incerto sente fortemente il fascino della navigazione, ma nel contempo ne ha paura.
A.R. dedicata a Arthur Rimbaud ci porta verso Marsiglia; e quelle luci del porto che non arrivan mai, a Verlaine che l'amava e gli sparava, la sifilide, la gamba e l'agonia.
"E nave, porca nave , vai".
Incrociando abilmente parole sue, frasi di Rimbaud stesso oppure di J. Gelman (portoghesi, inglesi e tanti altri uccelli da rapina scelse per compagnia) Vecchioni parlando dell'autore di Battello Ebbro, si guarda bene dall'usare simbolismi o dal mettere di mezzo se stesso, più ambiziosamente vuole scavare nella sua poetica.
Pani & Pesci è una filastrocca canticchiata. Un gioco con molti personaggi più o meno attuali, almeno all'epoca (il Fanfani di "più son piccoli più alzano le mani").
Con Figlia si entra nella sfera privata, una preghiera delicata, il desiderio che ogni padre ha verso i figli, la voglia di vedere i propri sogni non realizzati e solo bramati finalmente concretizzati dalla propria discendenza. Anche se poi in fondo gli augura solo di essere libera, libera soprattutto dai pregiudizi, la canzone si chiude con una profezia che poi si avvererà.
"Scusa se ci vedremo poco e male".
Invece dedicata all'amico di sempre e alle bevute è Canzone Per Francesco, dove Francesco è un altro cantautore: Guccini. Qui Roberto si diverte a citare l'amico in mille modi, la Susanna che "passa per un camino" "Dio che è morto" non è morto per tre giorni, oppure la rabbia scandita dalla "locomotiva" e i poeti che ormai tutte le isole hanno trovato.
"Bologna è un vecchio che ripete la mia vita l'ultimo amore, l'osteria che mi è restata".
Il Suonatore Stanco è ispirata all'etereo De Gregori, mentre in Le Belle Compagnie, Vecchioni se la prende con De André, paragonandolo addirittura ad un Whisky Kid, espliciti i riferimenti nel "marcondirondirondello" e le allusioni a Storia Di Un Impiegato
"...Su dimmi specchio delle mie brame, chi è il più anarchico del reame...".
L'album si chiude con Pagando S'Intende (canzone degli effetti sbagliati), abbastanza ermetica. Dove ha modo di ribadire un aspetto del proprio carattere: l'abbracciare la tristezza nel momento in cui la vita gli regala molto.
"Tutti pensiamo di essere gli unici a fare qualcosa di importante, e invece non facciamo che ripetere i concetti di altri; o, comunque, in tanti nello stesso modo stiamo dicendo la stessa cosa".
(R. Vecchioni 1976)
Elenco tracce testi e samples
02 Velasquez (07:41)
Ahi Velasquez, dove porti la mia vita?
un fiore di camposi è impigliato fra le dita,
e tante stelle, tante nelle notti chiare,
e mille lune, mille dune da scoprire.
Ahi Velasquez, non ti avessi mai seguito,
con te non si torna una volta sola indietro:
in mezzo ai venti, sempre genti da salvare,
sei morto mille volte senza mai morire.
Un vecchio zingaro ungherese
di te parlando mi giurò
che c'eri prima di suo padre,
più in là nel tempo non andò.
I cerchi del tuo tronco sono
ferite d'armi e di parole
che mai nessuno vendicò
Ahi Velasquez, com'è duro questo amore.
Mi pesa la notte prima di ricominciare:
e tante veglie, come soglie di un mistero,
per arrivare sempre più vicino al vero...
Ahi Velasquez certe sere quanta voglia,
fermare la vela e ritornare da mia moglie;
e tu mi dici: "Fatti scrivere", è normale,
per te bisogna sempre scrivere e lottare.
E la tempesta ci sorprese
due miglia dopo Capo Horn:
se ne rideva delle offese,
in mezzo al ponte si distese
e fino all'alba mi cantò
Ragazze, terre, contadini,
da sempre popoli e padroni,
fu lì che tutto comincò.
Ahi Velasquez fino a quando inventeremo
un nido di rose ai piedi dell'arcobaleno,
e tante stelle, tante nelle notti chiare
per questo mondo, questo mondo da cambiare?
ahi Velasquez, ahi chitarra come spada,
mantello di sabbia, orecchio mozzo, antica sfida,
eterna attesa, corda tesa da spazzare,
e tanta voglia, tanta voglia di tornare...
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Altre recensioni
Di Carlo V.
"L'elisir è il viaggio verso l'ignoto, la sfida a ciò che non si conosce, sempre a testa alta nonostante la totale incapacità di capire cosa sarà."
"'Figlia' è il brano dove c'è tutto Vecchioni, tutta la sua forza artistica e la gentilezza poetica."
Di MarkRChandar
Il disco fondamentalmente non parla d'altro: andate e ritorni, mare ed orizzonti, crescite con dirottamenti e di un passato mosso che riesce a speronare qualsiasi navigante proteso all'ignoto.
Con questo disco sono riuscito a sentire qualcosa... ora esco fuori che il sole sta calando.