La Vita mi ha dato la peculiare fortuna di abitare sotto una montagna...protettrice di venti avversi, in una collina rialzata grazie alla quale riesco a vedere la costa e di conseguenza il mare. Una specie di conca per intenderci. Non viene giorno in cui non riesco a scorgere il sole all’orizzonte, soprattutto al calar, quando tutto intorno a me viene rivestito da una patina d’oro e riesce a far sparire la più alta e possente delle ombre, quella della montagna. Tutto diventa più caldo e il torpore ti consola. Una sorte di “kintsugi” temporanea che riesce a collegare cielo e terra per 20-30 minuti.

Non di meno a questo, sono sito vicino l’aeroporto, nuvolo di scali e imbarchi dove infiniti aerei vanno e vengono, rimarcando le stesse rotte e consumando il cielo. Osservandoli, rimugino e fantastico. Penso a chi magari partirà per sempre o chi ha deciso di ritornare. C’è chi diventa un puntino e chi invece sparisce dentro le nuvole. Chissà se li rivedrò più. Insieme penso anche ai motivi che li hanno portati a viaggiare, le loro malinconie, le speranze, i loro fallimenti o le loro conquiste. Tutto quello che comporta il tirar dadi e giocare, con il rischio di poter perdere o vincere tutto. Lottare.

E io da lontano, immobile e sconfitto, non riesco a giocare ed andare avanti, qualsiasi dado dà uno e mi riporta al punto di partenza facendomi morire ogni giorno: l’illanguidire della carne, deteriorata e putrida, tenuta in vita solamente da rabbiosi rabbuffati ronzii di qualche moscone… e dello spirito, obnubilato da infauste folate ferrigne.

Il disco fondamentalmente non parla d’altro: andate e ritorni, mare ed orizzonti, crescite con dirottamenti e di un passato mosso che riesce a speronare qualsiasi navigante proteso all’ignoto. Ne hanno già parlato abbondantemente… ed anche meglio di me.
Non sono presenti virtuosismi, è tutto molto sommesso e devo dire che in questo mi ci rivedo. Se da casa mia ho solamente visto e fatto ipotesi, con questo disco sono riuscito a sentire qualcosa.
Devo solo avere la forza di spezzare la corda ipertesa e di cambiare il mio mondo, ma ci penserò dopo, ora esco fuori che il sole sta calando.

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