"Il paradiso era Detroit nel Michigan", parola di Lester Bangs.

In effetti, per un giovane spostato, per un loser e in generale per chi viveva ai margini della società, il Midwest di fine anni 60 - inizio anni 70 era  il luogo ideale dove dare sfogo alle proprie inquietudini. Così l'area tra Detroit e Cleveland diede i natali a band seminali, che in qualche modo avrebbero influenzato le scene musicali di New York e della Bay Area, sul finire degli anni 70 e l'inizio degli 80ies, contribuendo alla nascita del punk americano (quello inglese era un'altra cosa ed ebbe origini più profondamente sociali) e successivamente ai cosiddetti generi post-punk.  

A Cleveland opera in quegli anni (siamo nel 1973-74) un critico musicale di nome David Thomas. Quest'ultimo, insieme a Gene O'Connor (alias Cheetah Chrome), Craig Bell, Johnny Madansky  e soprattutto a Peter Laughner diede vita alla meteora dei Rocket From The Tombs. Il disco (uscito per l'indie Smog Veil) che vi presentiamo, è una raccolta "live" delle pochissime esibizioni che i RFTT misero in piedi negli 8 mesi di vita del gruppo (per altro, alcune delle quali, aprirono i concerti degli Iron Butterfly). L'insieme dei pezzi, restituisce un quadro preciso della scena rock di quegli anni. Risulta particolarmente evidente come, all'epoca, gli Stati Uniti (dopo i fasti della psichedelia Californiana) stessero tornando alle violente e graffianti origini garage, in perfetto stile Mc5 e Stooges. Ed appunto, nel disco compaiono  Raw Power e Search & Destroy in versioni estremamente grezze e violente. Dalle ceneri dei RFTT vennero fuori due band fondamentali per l'avant-rock e il punk, vale a dire i Pere Ubu (di Thomas e Laughner) e i Dead Boys  (di Chrome e Bators, quest'ultimo sostituì Thomas alla voce nelle ultime esibizioni dei RFTT). E la tracklist del disco pullula di pezzi, che sarebbero diventati classici degli Ubu e dei Dead Boys. I primi ripresero "Life Stinks" (pubblicata sul capolavoro "Modern Dance"), l'inno post - apocalittico "Final Solution" e "30 Seconds Over Tokyo" (entrambi pubblicati come singoli e successivamente contenuti nella raccolta "Terminal
Tower"). I Dead Boys ripresero "What love is", "Down in Flames", "Caught with the Meat in your Mouth", "Ain't it Fun" e la leggendaria "Sonic Reducer".

Consigliamo questo disco, non perchè sia un capolavoro (per quello cercatevi i primi due album di Pere Ubu e Dead Boys), ma per l'importanza storica delle performance contenute, perché si tratta di una di quelle band (insieme agli Electric Eels, altra seminale band di Cleveland) che tenne vivo l'insegnamento degli Stooges, in attesa che la scena punk newyorkese fosse pronta ad esplodere. La leggenda dei RFTT non rivive soltanto nell'opera successiva dei suoi membri, ma anche grazie alle numerose cover proposte negli anni, anche da gruppi di successo (Guns'n'Roses e Pearl Jam).

Un ultimo pensiero lo rivolgo a Peter Laughner, se ne avete la possibilità, consiglio vivamente l'articolo scritto in sua memoria dall'amico Lester Bangs (contenuto nel volume "Guida Ragionevole al Frastuono più Atroce").

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