E' il 1973 e Roger McGuinn ci prova in tutti i modi. Scioglie i Byrds per com'erano ormai composti, ricompatta la vecchia line up, sebbene non abbastanza per dar vita ad un progetto serio, e poi finisce per provarci pure in solitario. Mentre David Crosby e Gene Clark avevano già dischi solisti all'attivo, e mentre tutti gli altri erano stati in altre bands, duos o consorzi vari, il più egotico degli Uccelli aveva scelto di non staccarsi dal "suo" monicker fino alla fine, forse perché convinto che i Byrds fossero lui, chissà. Resta il fatto che in "Roger McGuinn" il nostro risulta avere una freschezza compositiva che nelle ultime prove della sua band non venne registrata, e men che meno la si trovò nel disco del tentato ritorno ai vecchi fasti. Omonimi, i due ultimi dischi, "Roger McGuinn" l'uno e "Byrds" l'altro, il primo tutto sommato indovinato ed il secondo nient'affatto.

Qui, seppur limitatamente, Roger dà sfogo alle sue predilezioni musicali, cimentandosi nella folk song in puro stile mentore-Dylan "I'm So Restless", in cui il vecchio Bob ci piazza un'armonica a bocca, o nel jazz-rock di "My New Woman", e d'altronde si sapeva dell'amore di Roger per il sax di Coltrane sin dai tempi di "Eight Miles High".

C'è pure il root-rock senza fronzoli di "Lost My Drivin' Wheel", non il più carico del pianeta root-rock ma comunque con un discreto incedere, quindi un surf rock nostalgico (in questo disco ci suona pure Bruce Johnson), un folk vecchio di un decennio che parte raga-rock ed invece diventa purissima Byrds' melody.

C'è un po' di tutto, dunque, dal country contemporaneo di "Bag Full Of Money", al bluesuccio acustico ed anche piuttosto scazzato di "Hanoi Hannah"; anche un esperimento caraibico, ed immancabilmente due traditionals, specialità tipica del nostro, grande professional del riarrangiamento.

L'unico cruccio è che i brani sono quasi tutti un po' troppo facili, prevedibili, passabili, per un easy listening efficace ma che non può paragonarsi affatto alla grandiosità dei giganti del suo tempo, a cominciare dai suoi ex compagni d'avventura, per proseguire quindi coi suoi acerrimi rivali dei tempi d'oro, e per finire col suo mentore (e migliore amico nel music business) Bob Dylan.

Anzi no, non per finire con Dylan, ma per finire con se stesso, il Roger McGuinn che, senza Gene Clark e senza David Crosby, prese il fidato Chris Hillman ed assieme a lui creò l'eccezionale "The Notorious Byrd Brothers".

Un autore, allora e purtroppo per l'ultima volta, capace di molto di più di quanto raccolto in questo disco.

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