Inauguro il nuovo piacevole format del nostro amato sito una volta tanto con la recensione o meglio il racconto del concerto d'addio, termine abusato e distorto cui ci stiamo abituando per quella generazione di grandi artisti che appartengono al Rinascimento musicale della fine anni '60 ed inizi '70, cui Roger Water appartiene di diritto in prima fila.

Vale la pena precisare che la data del concerto cui ho assistito è un "recupero" o se volete il ripiazzamento di quello che si sarebbe dovuto tenere a Cracovia in Polonia, cancellato per i motivi che facilmente emrgeranno dal messaggio complessivo che l'autore ha voluto trasmettere agli spettatori e che lo stesso Waters mette in chiaro prima dell'inizio delle musiche: "Se sei una di quelle persone che dicono di amare i Pink Floyd, ma non sopportano le posizioni politiche di Waters, faresti meglio a fotterti e recarti al bar immediatamente"..........La posizione politica in questione è quella filo-russa d'appoggio all'invasione dell'Ucraina ops "operazione speciale" dello zar Vladimiro, ergo i polacchi legati da profonda inimicizia per l'Orso Russo (vedasi occupazione a tradimento del 1939) e decisamente preoccupati per le sue nuove mire espansionistiche, hanno evidentemente sgradito questo genere di messaggio e spedito a noi il suo latore.

Ma andiamo avanti, facendo finta di non aver pagato il costosissimo biglietto d'ingresso alla Unipol Arena di Casalecchio, cosa che meriterebbe un po' più di rispetto da parte di chi lancia a piene mani messaggi anticapitalistici, pur vivendo in un lussuoso attico a Manhattan (New York, non Mosca), ed immergiamoci nella Musica che inizia letteralmente tramortendo lo spettatore con le note di "Confortably Numb", ma specialmente con la sua rappresentazione su uno straordinario schermo a croce di circa 3 metri d'altezza, appeso chissà come: alle capriate del palazzetto; ecco allora che un'umanità "Comodamente Insensibile", ridotta a zombie chini sui cellulari percorre le strade di metropoli piene di macerie ed avvolte in una luce spettrale. Ci si rende così subito conto che: "This is not a Drill", "Questa non è un'esercitazione" e l'angoscia del primo brano non è certamente allentata dal ritmo martellante ed il rombo d'elicottero che introducono "Another Brick in the Wall" accompagnato dal messaggio di turno a caratteri cubitali: "Propaganda" ovvero chi controlla l'informazione domina il mondo, ed è con la propaganda che ci anestetizza. E giusto per ampliare l'argomento Water passa ad uno dei suoi brani tratto da Radio Kaos: "The Powers that Be" ovvero "I poteri che ci sono": le oligarchie dominanti ed allora il passaggio alla proiezione degli ultimi presidenti americani a partire da Reagan con la simpatica didascalia "War Criminal" rende più chiaro il messaggio del buon Roger, scordando la ricchissima classe oligarchica d'oltre cortina in vero attualmente un po' alle corde.

Messa da parte, almeno per il momento, la messaggistica politica si passa all'archivio dei ricordi imperniato su quello di Syd Barrett, compagnuzzo di scuola di Roger, col quale si promette eterno amore musicale e l'intento di riunire una band di successo (l'aneddoto riportato dallo stesso Waters è che: tornando in metropolitana da un concerto, a circa quindici anni, i due si scambiassero questa forte volontà); naturalmente sulle note di "Wish You Were Here" ed immagini del gruppo alla fine degli anni '60, rigorosamente senza quel cattivone di David Gilmour, oggetto anche lui e la di lui moglie Polly, di una feroce polemica circa i meriti creativi di "The Dark Side of the Moon" ed il suo mezzo secolo di vità d'enorme successo.

Per fortuna si passa oltre, ma sempre senza pace perché "Animals" ed il richiamo alla "Fattoria degli Animali" di Orwell è facile terreno per rinverdire la denuncia su un mondo totalizzato dai poteri forti ed un'umanità dominata ed imbelle come denuncia "Sheep" che qualora non bastasse il brano musicale ci viene presentata come un enorme gonfiabile (novità!) che rotea sulle tribune gremitissime e pilotata chissa come. E' allora che il nostro vate c'invita a fare come indicano le potenti immagini di battaglioni di pecore intente a combattere in posa d'arti marziale, senza arrenderci ovvero: "Resist"!

Giusto giusto per non lasciare la presa in tema di opposizione e resistenza le immagini sugli schermi propongono poi il filmato di civili uccisi nel 2007 durante la guerra in Iraq da parte dell'esercito americano, sostenendo così la campagna per la liberazione di Julian Assange patron di Wiki Leaks condite dal celebre volo del maialone dagli occhi infuocati che ci aveva già incantato qualche anno fa nella medesima sede. Naturalmente si passa a "Money" e la denuncia del sistema capitalistico, invero ormai abbastanza scontata visto anche quanto precede ed accompagnata da immagini, colori indimenticabili e la ricreazione di una piramide triangolare a mo' di prisma tridimensionale di luce contenente un enorme monolite rosa con le foto dei martiri del Sistema, simile al Memoriale di Piazza Maggiore delle vittime del nazifascismo.

La parte finale del concerto riserva una novità per evocare il possibile esito finale di tutto quanto prima denunciato ovvero un conflitto nucleare e si concretizza in: "The Final Cut" adattissimo sottofondo alle immagini descrittive, decisamente molto efficaci seppur schematiche. Ancora un richiamo nostalgico, questa volta alla sua famiglia che fu, proiettando l'unica foto che lo ritrae (aveva solo 5 mesi) in compagnia del padre Fletcher in partenza per il fronte, dal quale non tornerà e naturalmente della madre e fratello maggiore John: è il momento della commozione (reale) del grande artista che ha recentemente perso proprio John dopo una lunga malattia, descritta da un lungo monologo dallo stesso Roger.

Glisso sui brani tratti da: "Is This the Life We really Want?", "Amused to Death", sul nuovo brano "The Bar" scritto a sostegno di Steven Donziger (invero piuttosto noioso) e dalla meravigliosa esecuzione integrale di "Us and Them" che escono un po' dallo schema e filo conduttore del concerto che si conclude dopo 2 ore e mezza abbondanti, con la passerella finale dei musicisti e dello stesso Waters, che finiscono come inghiottiti dal faraonico paloscenico centrale, capace tuttavia di rendere visibili i protagonisti da ogni lato delle tribune ed assieme al citato schermo di rendere indimenticabile lo spettacolo che accompagna le musiche di Roger, tutte ormai appartenenti alla Storia della Musica o quasi.

Una recensione che si rispetti non può tralasciare però una critica verso l'estrema politicizzazione del concerto, alcune incomprensibili condanne come quella dell'Impero Romano e non quella dell'Impero britannico o russo per fare due nomi evidentemente "cari" a Waters ovvero l'incredibile parzialità del protagonista, la noiosità di monologhi in slang piuttosto strettino fatti più per auto compiacimento o commiserazione che per rendere veramente partecipi gli spettatori; intermezzi che finiscono per spezzare la continuaità del concerto e far cadere la tensione ed emozione da esso creata; l'occultamento di Gilmour quasi non sia mai esistito e che viceversa fa sentire la sua mancanza nelle liriche quasi mai all'altezza delle sue performance, cosa che è impossibile Waters non possa capire dall'alto delle sue indubbie capacità musicali, idem per la "gestione" della chitarra di certo non all'altezza di quella di David, sebbene in mano a musicisti di pregio. Il resto starà a voi disputarlo, ma comunque sia: ce ne fossero di spettacoli a questo livello!

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