Attore, poeta, scrittore, Henry Rollins è uno dei personaggi più interessanti del panorama musicale, non solo un'icona dal fisico possente e tatuato, ma anche una mente molto lucida ed aperta.
"Come in and burn" non ha la stoffa del capolavoro soltanto per riproporre a distanza di diversi anni da "The end of silence", il classico suono alla Rollins Band, post-punk/metal. Modo di suonare che la band è stata tra le prime a proporre già dal finire degli anni '80, in cui ancora non si parlava di nu-metal, di Korn, di Rage Against The Machine, ma di gruppi come Rollins Band, Kyuss e Living Coulor. Ascoltare oggi "Come In And Burn" può dare l'impressione del già sentito, ma in menti più sensibili può risaltare la diversità del modo di concepire la musica e l'attitudine concentrata dai musicisti e da Rollins rispetto a gruppi di nuova formazione che hanno un suono forse anche più pesante (Slipknot?).
Tecnica e precisione ai musicisti non mancano, lo stile è, ovviamente, un derivato dei migliori Black Sabbath unito con le influenze hardcore-punk del periodo, essendo stato anche, Henry Rollins, frontman di una band hardcore fondamentale, i Black Flag; la chitarra segue riffoni precisi e secchi (Shame, Disappearing Act), il chitarrista fa largo uso di wah-wah e piazza assoli splendidi dove sono pertinenti, il basso è parecchio effettato e robusto, la batteria precisa e potente, la voce dal classico stile parlato di Rollins segue note più alte all'esplodere delle canzoni (All I want)e si abbassa quando si aprono parti più melodiche ed oscure (Inhale Exhale), con la voce che raggiunge toni bassissimi, e strumenti che si percepiscono appena, per poi tornare a graffiare e a picchiare alla grande.
Le canzoni spesso si rassomigliano un poco, ma spiccano certamente capolavori come l'opener Shame, All I Want, la potentissima The End Of Something, perfetta sintesi delle esplosioni rabbiose e dei tratti parlati con un bel basso, e ancora On My Way To The Cage, Spilling Over The Side, Unknow Hero. Insomma, e i muscoli Rollins li sa mettere molto bene nella musica e lasciando spazio alla mente nello scrivere i testi, spesso anche poetici, evitando di scrivere bambinate alla Phil Anzelmo (Pantera) incentrate sul pestare a sangue il prossimo.
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