Una cosa che nessuno oggi ha capito – P.S: se hai una band o sei un rapper, tienilo a mente, appuntatelo, tatuatelo – è che più ti impegni a fare l’eclettico, più sei prevedibile e noioso. Prendete Rosalìa, che ha debuttato come star del flamenco nuevo (insomma una roba un po’ ripulita ma di certo facilmente catalogabile) e subito dopo ha deciso di voler essere una popstar totale: bomba sexy, fluida, pop, alternativa, tradizionale, progressista, storta, stramba, modella da copertina, icona queer, spagnola, latina, anglofona, globale, no global, ecc. Il risultato è che il suo disco è una noia mortale, perchè chiaramente ci trovi tutti quelle cose che ti aspetti di trovarci, dal reggaeton alla trap, dal pop spagnolo all’hyperpop da soundcloud, il vintage e il "nuovo" condensati. E che due stracazzo di palle. Siete tutti, tutti, tutti uguali, tutti diversi nello stesso modo, tutti alternativi all’acqua di rose, vestiti Gucci, al servizio dello status quo.

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