La musica nostrana ha su di me un forte effetto lassativo. Fatte le debite eccezioni del passato e un paio di proposte attuali, negli anni in cui ho ascoltato decine di gruppi appartenenti diciamo alla sfera dell’indipendente, ho fatto a gara a quale fosse più insignificante. Questa introduzione spocchiosa e superficiale diviene inequivocabile realtà se chi legge è persona un minimo informata dei fatti. I fatti ci dimostrano che esistono eccezioni, cosa sono quest’ultime se non eventi verificatisi in circostanze fuori dall’ordinario. Questa seconda parte razionale e pedante diviene costante se chi legge non si ferma alle apparenze, se indaga a fondo per trovare nuovi stimoli. La parte che arriva vuol essere un omaggio a tre musicisti ed alla loro ispirazione, alla voglia di scavare in quella passione chiamata musica.


Rosolina Mar è un comune in provincia di Ravenna, ma anche l’elogio all’imperfezione della musica in quanto arte volitiva, fatale, legata a doppio filo con l’attimo, lo sguardo e le pulsazioni del subconscio. Ma chi ascolta davvero musica per sentire virtuosismi strumentali o per tecnicismi? Essa serve a trasmettere, non ad imparare, è un insieme nutritivo, non di nutrienti.
“Before And After Dinner” (storia del 2005) incarna l’essenza di questo spirito immortale e grezzo, un flusso di coscienza incanalato in degli strumenti, il sole intrappolato in un raggio attraverso una lente. Non ci sono generi o classificazioni che tengano, non ci sono qualsivoglia riferimenti, quello che c’è d’inafferrabile sono note in movimento, sfumature cromatiche, caleidoscopi melodici. C’è un rapporto ambiguo con la forma canzone, qui ne sorgono e muoiono molteplici a distanza di secondi. Volutamente manca la precisione, salvo quella ritmica, nel rapporto uomo/musicalità. Le chitarre sono un fiume di mistero in piena, la batteria è catalizzatrice di artificiose architetture, paurose nel loro ergersi nanosfere sopra le nostre orecchie. Il tutto con il piglio di chi ride sotto i baffi, giocano i Rosolina Mar, si prendono in giro e noi nell’ascolto diventiamo complici della burla che si riflette inesorabile su noi stessi; ci facciamo abbindolare, stiamo al gioco anche noi, massì, facciamo finta che questo non sia rock cristallino, genuinamente ispirato.

Ma cosa sto scrivendo? Questi sono i migliori cazzuti 40 minuti rock che lo stivale abbia conosciuto. Mingozatevi del culto del cavo elettrico nell’ora di religione anche voi, non senza la domenica mattina la benedizione dei trattori al vostro amore tossico. Before and After Dinner, per un pasto frugale.
E se per voi tutto questo può risolversi in due parole: math rock, bhè allora siete avanti.

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