Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su sentireascoltare.com

E' il corpo che canta.

Per una volta partiamo dalla track-list: 1 Domenica mattina la benedizione dei trattori 2 Protopapetti 3 Mingozo di mongozo 4 L'ora di religione 5 Flesh Dance6 Before and after Dinner 7 Il culto del cavo elettrico 8 Sea Tomato 9 Amore tossico 10 Isa Eye s11 Car Patch (D-Tone) 12 Tuttopapetti. Con titoli così uno si aspetta di sentire l'ennesima band demenziale alla Elio e invece... sorpresa!! Ecco un disco incredibilmente rock ed energico, schizzato ed imprevedibile che non sembra uscito da una band italiana, più precisamente veneta (!). "L'approccio" il comun denominatore, ed è inevitabile immaginare questi dodici pezzi come i figli di jam indiavolate e ispiratissime (pur se i Rosolina Mar non hanno voltato completamente le spalle al post-rock degli esordi). Qui è la dimensione totalmente fisica della musica che conta. È il corpo che suona. Qui i corpi comunicano e lo fanno "insieme", in una comunione antica e semplice che non prevede primedonne dalla troppa o poca personalità. Quindi un'unica regola: NESSUN CANTANTE, nessuna paranoia da prima donna, nessuno che dissemina nei testi le sue risposte alla vita, le parole qui sono solo dodici titoli tanto bizzarri quanto evocativi.

Seconda prova dopo l'ottimo esordio omonimo del 2003 sempre per Wallace (sempre recensita qui su DeBaser da me), questo "Before And After Dinner" (leggero sberleffo al capolavoro di Brian Eno "Before and after science") è cinematico, e viscerale, complesso come Hendrix e tribale come il Santana sul palco di Woodstock, gioca con la new wave citando i Franz Ferdinand e i Talking Heads e se la gode con melodie ficcanti. Dimenticate quindi i ritmi lenti e trasognati dei June of 44 e compagnia bella, perché il power-trio veneto (doppia chitarra e batteria: niente basso, a la Blues Explosion) ha sfornato un cd fatto di rari equilibrismi tra il rock classico e l'attitudine post che ha caratterizzato questa prima meta' di decennio. Si parte con "Protopapetti", in cui la sincope rabbiosa dei Fugazi si alterna con le cadenze chicagoane mutando ancora in infiniti rimandi e "Mingozo di mongozo" (il mongozo è una birra africana, mi hanno confidato dietro le quinte), tutta sinuosità funky e taglienti per via delle due chitarre, orfano di un basso assente giustificato dall'ottima riuscita del tutto. Un frullato di passioni, verrebbe da dire, e non si sbaglierebbe di molto il tiro, visto che nel calderone si scorgono i contorni di declinazioni rock quali l'indie (le cadenze wave di "Il culto del cavo elettrico"), il college (in "Flesh Dance" pare di sentire certi Weezer meno scolastici e abbottonati), l'hard-rock dei Led Zeppelin e degli Ac/Dc e il blues deviato di Captain Beefheart prima e degli U. s. Maple poi.

Che dire, poi, di "Amore Tossico", l'unico ibrido possibile tra i Dinosaur Jr. e i Police o le derivazioni King-Crimsoniane disseminate qua e là. Insomma: fantasia, originalità e debordante ecletticità non mancano e c'è di che divertirsi, soprattutto dal vivo (visti e conosciuti a Brescia tre mesi fa, persone davvero squisite e low-profile) dove la componente "improvvisazione" la fa sempre da padrona e non mancano scambi, contributi e boutade col pubblico che li adora. Una bella scoperta e una conferma. Attendiamo trepidanti il prossimo lavoro (voci di corridoio li vedono al cospetto di Steve Albini e una collaborazione con l'ex cantante dei Quintorigo... staremo a vedere!)

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