Once upon a time... Esisteva un duo formato da Per Gessle e Marie Fredriksson chiamato Roxette. Gli scatenati fans degli anni '80 se li ricorderanno bene: due giovani svedesi pseudo- rocker con la mania delle motociclette che hanno fatto prepotentente irruzione nel music biz con il singolone The Look, canzone che tutti (o quasi credo) conoscono e canticchiano tra una faccenda e l'altra, magari sotto la doccia. Un enorme successo, persino nei severi e schizzinosi Stati Uniti, che premiarono nel 1989 i Roxette con una #1 nella Hot 100 e permisero al loro secondo album Look Sharp! (il primo lavoro, Pearls Of Passion, aveva ricevuto consensi positivi in patria) vendite strabilianti. Un trend più che soddisfacente il quale proseguì e anzi migliorò con Joyride e i singoli estratti da questo lavoro.

Purtroppo la mole di consensi iniziò a declinare con Crash! Boom! Bang!, per poi diventare effimera con Have a Nice Day e Room Service. Fenomeno negativo che interessò anche la loro stessa qualità musicale: dal rock (quasi) deciso e potente di The Look e Sleeping In My Car Gessle e Fredriksson optarono per sound molto più commerciali, pop e danzerecci (soprattutto in Room Service) lontani anni luce dal loro stile originario. In più un dramma colpì il gruppo: Marie Fredriksson, in seguito ad una serie caduta, scoprì di essere affetta da un tumore maligno al cervello. Operata dopo un mese post - trauma, si sottopose ad una serie di chemioterapie e radioterapie, nonostante ella avesse riportato delle menomazioni permanenti al sistema nervoso.

Ora i Roxette, benchè quasi inattivi, hanno deciso di re-intraprendere la loro strada musicale, presentando alcuni live, registrando nuovo materiale e proponendo una seconda raccolta di grandi successi (A Collection of Roxette Hits: Their 20 Greatest Songs!), uscita nel 2006.

Nel 1995 i Roxette avevano deciso di ricapitolare la prima fase della loro carriera con il best of Don't Bore Us - Get To The Chorus!, contenente 14 successi e ben 4 inediti. Una raccolta che contiene il meglio del meglio del duo svedese: dalla rockettara e molto 80s The Look, il loro fiore all'occhiello, si passa alla celeberrima "It Must Have Been In Love", traccia che era stata già proposta molto prima che il film di culto Pretty Woman la lanciasse definitivamente.

Riff di chitarre (magari non comparate a mostri sacri del rock che non intendo elencare in questa recensione) molto convincenti sono presenti inoltre in hits come "Sleeping In My Car", "Joyride", "Dangerous", "How Do You Do", quest'ultima contenuta nell'album Tourism, un mix di canzoni registrate in studio e tracce live tratte dal loro tour di maggior successo, il Join The Joyride Worrld Tour.

Ma i Roxette sono ben oltre il rock, anche con qualche sprizzo di country: vi sono ballate che ritengo particolarmente profonde e emozionanti, intense e melodiche, una caratteristica che regala alla mini band un repertorio abbastanza vasto e differenziato. Non particolarmente la già citata e troppo osannata "It Must Been In Love", ma piuttosto "Fading Like A Flower (Every Time You Leave)", "Vulnerable", "Almost Unreal" (colonna sonora originale del film Super Mario Bros.), "Listen To Your Heart" e soprattutto la splendida (naturalmente secondo il mio punto di vista) "Spending My Time". Una precisione: tutte queste ballads sono performate vocalmente da Marie Fredriksson, mentre le tracce più rockettare sono intonate da Per Gessle. Ma naturalmente vi sono delle eccezioni: la scatenata e molto rock "Sleeping In My Car" è cantata dalla Fredriksson. Una ballad tendente al folk e al country è "Crash! Boom! Bang!", tratta dall'omonimo album, nonostante il titolo possa alludere ad una traccia molto "esplosiva".

Lo schema Roxettiano del repertorio semi-(pop) rock e semi-ballads è rispettato in maniera perfettamente simmetrica nei 4 inediti: "June Afternoon" e "She Doesn't Live Here Anymore" rappresentano la vena rock del duo, presentata in particolar modo (e in queste due tracce alla perfezione) da Gessle mentre all'opposto "You Don't Understand Me" e "I Don't Want To Get Hurt" incarnano la struttura melodica della ballata, performata dalla Fredriksson. Qui il match rock-ballad si conclude con un 0-2 in favore di queste ultime, molto più convincenti e valide musicalmente delle prime. Infatti il rock di "June Afternoon" e "She Doesn't Live Here Anymore" si presenta troppo debole e troppo scontato; sono canzoni che sarebbero perfette come colonna sonora di telefilm come Dawson Creek e O.C., tendenti ad un approssimativo country da prateria del Far West.

Una raccolta abbastanza eterogenea dal punto di vista musicale (data la dialettica pop-rock e ballads, come già analizzato), non per questo valida e positiva, soprattutto considerando che raccoglie il meglio dei Roxette che non si erano ancora dediti alla dance-pop di Room Service e quindi sottolinea, secondo la mia personale opinione, il sound originale e originario del duo. Consigliata ai molti nostalgici degli anni '80, e a coloro che intendono iniziare ad approfondire il discorso "Roxette".

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