Quello che vi sto per descrivere non è il concerto di una band che si è riformata dopo anni di silenzio, magari con nuovi membri o con chitarre e tastiere aggiuntive a colmare le lacune di un gruppo ormai vecchio. Non è il concerto di un gruppo che non sforna album da decenni e che vive grazie alla gloria degli anni passati o grazie a recenti scoop che interessano suoi membri.

No.

Questi, signori e signore, sono i Rush. Questi sono tre grandissimi musicisti e prima di tutto tre grandissime persone: Alex Lifeson (Chitarra), Neil Peart (Batteria), Geddy Lee (Basso, Tastiere, Voce). Questo storico gruppo Canadese non deve nulla a nessuno. Loro il successo l'hanno fatto solo grazie alla loro musica. Nessun eccesso da rockstar, nessuna operazione commerciale: solo puro godimento per le nostre orecchie.

Dal 1974, anno di pubblicazione del loro primo album "Rush", ed anno in cui è subentrato Neil Peart alla batteria (autore di quasi tutti i testi delle loro canzoni), questi 3 Canadesi ci hanno abituato ad ottimi album. Non hanno mai variato il loro lineup, però la loro musica è andata cambiando negli anni, dall'Hard Rock puro dei primi album al progressive di "2112", al contagio con l'elettronica di fine anni '70/inizio '80, al pop rock degli anni '90, ed ora al parziale ritorno alle origini con questo fantastico "Snakes & Arrows" uscito proprio quest'anno.

Questo concerto era molto atteso, c'è gente, come il sottoscritto, che ha fatto parecchi kilometri per andare a vederli, ed infatti il Datch Forum di Assago (MI) era bello pieno. Prima ancora dell'inizio del concerto si nota che il palco è disseminato di dinosauri giocattolo, barbie e pure un pupazzo di Homer Simpson.
Il filmato di introduzione al concerto ribadisce ancora il lato scherzoso dei Rush, che hanno sempre trattato temi complessi e affascinanti ma senza quell'aria da saputelli appartenente a molti gruppi. Quando suonano i Rush ridono, scherzano, si divertono e fanno divertire!

L'esplosione di potenza di "Limelight" è fenomenale... dalla mia posizione, proprio a pochi metri da Lifeson (quindi a sinistra del palco), posso rifarmi gli occhi osservano il campionario di chitarre che egli suona, sopratutto Gibson Les Paul. Il volume è giusto, anche se dove sono, a pochi metri dagli amplificatori, sembra un pò altino (ho ancora le orecchie che fischiano).
Tutta la prima parte del concerto è dedicata a vecchi successi. Il gruppo è fenomenale: la voce di Geddy Lee è sempre la stessa, e si rimane impressionati notanto gli acuti che escono dalla sua gola; Peart fa un ottimo lavoro, come sempre, e si riconferma "il batterista rock" per eccellenza (termine coniato da una persona conosciuta nel pubblico). Nominare la setlist della prima parte sarebbe un'inutile perdita di tempo, tutti pezzi stupendi, eseguiti alla perfezione, con Lifeson che viene a pochi centimeri dalla fine del palco per guardarci bene in faccia e con Lee che salta in continuazione a destra ed a sinistra. Stupendi i momenti in cui i Lifeson e Lee vanno davanti alla batteria a salutare Peart... si capisce quanto grande sia il legame tra i componenti di questo gruppo.

Geddy Lee ci fa morire dal ridere con un: "Grazi Mille Mileno" e dopo aver affermato che si prenderanno una piccola pausa perchè "sono gente anziana", il gruppo si ritira per mezzoretta nel backstage.
La seconda parte del concerto è monopolizzata da pezzi provenienti dal loro nuovo album. Questo ci fa capire quanto i Rush contino su quest'ultimo lavoro. L'esecuzione perfetta e piena di passione viene enfatizzata dai bellissimi filmati e dai fantastici effetti di luci e fumo presenti sul palco. Ad un certo punto sul maxi schermo si aggira il dragone rosso dei Rush che dopo averci osservato da vicino con il suo occhio gigante, ci spara una fiammata che come per magia diventa reale sul palco, facendoci sentire un calore immenso (penso che quei 3 poveretti siano morti dal caldo in quell'istante...).

Ad un certo punto, più precisamente dopo "Witch Hunt" e "MalNar", una luce illumina solo Neil Peart, e subito il pubblico esplode in un boato, perchè tutti hanno capito che il sacro mostro delle pelli sta per cimentarsi in uno dei suoi gloriosi assoli di 20 e passa minuti.
E così è stato... cercare di descrivere le emozioni provate sentendosi a 15 metri da un dio della batteria è molto difficile. Vedere le braccia di questo polipo che si attorcigliano a destra ed a sinistra mentre le sue gambe ci fanno sobbalzare per i gran colpi di grancassa è qualcosa di fenomenale. Quando poi la piattaforma su cui poggia la batteria fa una rotazione di 180°, il cuore va proprio in gola. Peart inizia a suonare il suo drumkit elettronico e ci emoziona intonando melodie con una sorta di xilofono elettronico (i batteristi non me ne vogliano male per il linguaggio poco tecnico che sto usando). Dopo questa apoteosi di emozioni non si ha neanche il tempo di ricomporsi che Lifeson si presenta sul palco con una 12 corde acustica e ci dimostra che è uno dei chitarristi più sottovalutati della storia del rock. Davvero eccezionale!

Lee arriva poco dopo ed il gruppo riparte con grandi classici, tra cui le fantastiche "The Spirit Of Radio" e "Tom Sawyer". Ancora una volta non ci si capacita di come un 50enne possa suonare basso e tastiera contemporaneamente cantando certi acuti. Appena finito questo capolavoro il gruppo ci abbandona per il consueto finto addio, ma nessuno ci casca, perchè dopo pochi minuti i Canadesi sono già di ritorno per farci emozionare ancora con "One Little Victory", "A Passage to Bangkok" ma sopratutto con "YYZ".

Io ci proverò a spiegarvelo, ma vi avviso che non è un compito semplice. Geddy Lee mi fa il regalo più grande della mia vita e si scambia con Lifeson per farmi vedere da 1 metro gli assoli di questa spettacolare strumentale. C'è da piangere a vedere quest'uomo, che sembra quasi guardarti negli occhi (nonostante porti i classici occhialini alla Lennon), che ti sfoggia cotanta tecnica e passione a pochi metri dal tuo esile ed indifeso corpo. Quando poi l'assolo tocca a Lifeson, ed anch'esso viene la davanti a mostrartelo, allora ci rimani davvero di stucco. Anche perchè questi mentre fanno certi numeri sono la che ridacchiano e parlano tra l'oro. Peart, che non ha nessuno con cui parlare, a momenti sembra quasi che dorma, ma nel frattempo, per qualche sorta di strano sonnambulismo, ci regala delle immagini spettacolari, come la bacchetta che parte in aria roteando e che ritorna, come un fedele Fido, dal suo amato padrone.

Sono cose che andrebbero viste nella vita, ve lo assicuro; mai avevo speso così bene dei soldi, mai. Tre ore di puro godimento. Se fra qualche anno (non troppi però :P) dovessero esserci i Rush a 500km da dove siete voi, armatevi di buona volontà ed andateli a vedere, perchè difficilmente si può avere l'occasione di vedere un così grande gruppo in uno stato ancora più che ottimo, in questo triste millennio.

Per concludere le 5 stelle non basterebbero... i Rush sono come il buon vino, più tempo passa e più buoni diventano (e se mai diventeranno aceto sarà di sicuro Balsamico di Modena :D ).

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