Quando l'industria videoludica era ancora agli albori, e mocciosi allibiti rimanevano a bocca aperta davanti a tutte quelle cose colorate che si muovevano, nessuno avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe arrivati a considerareun videogioco come forma d'arte. Ma i critici cambiano idee col tempo, o meglio, i critici vecchi muoiono e quelli nuovi prendono il loro posto scrivendo le esegesi che la loro generazione merita.
Quando, poi, allo sbarluccicume lampeggiante si aggiunsero anche musichine di accompagnamento, i compositori dovevano cavarsela con i limitati strumenti dell'epoca: per fare un esempio, il NES poteva generare solo 5 tipi di onda, di cui due venivano usati per gli effetti sonori, e le musiche dovevano perciò rimanere nell'angusto limite di 3 canali (con il SNES i canali sarebbero diventati 8). Ma l'arte, come disse qualcuno (Gide?), nasce dalle limitazioni, e ora c'è chi cerca di ricreare il suono dei giochi classici utilizzando sintetizzatori a 8 bit, con risultati spesso interessanti. Dall'altro lato, le colonne musicali di questo tipo vengono spesso riarrangiate per strumenti 'veri' e vendute esattamente come si fa per i film.
Questo disco - finalmente arrivo a parlare del disco, anche se un minimo di introduzione storica era dovuto - è la colonna sonora di Final Fantasy IV, per Super Nintendo (in america il gioco uscì col nome di Final Fantasy II, il che causa spesso un sacco di confusioni). Tutti i pezzi, come il titolo velatamente lascia supporre, sono stati arrangiati (da una certa Maire Breatnach) per strumentazione tradizionale celtica, e il risultato è - tralasciando forse qualche particolare - perfettamente riuscito.
Il brano di apertura è "The Prelude", diventato a suo tempo famoso per aver fatto innamorare parecchie persone della musica di Uematsu - la leggenda narra che sia stata composta in cinque minuti, dal momento che si era in ritardo per la data di uscita del primissimo Final Fantasy. Il "Prologue" - uno dei pezzi migliori di Uematsu di sempre, a mio parere - contiene anche un bridge inedito perfettamente inserito nel tema principale; la cosa avviene anche in altri brani, come le gighe celtiche che fanno da intermezzo a "Giotto, The Great King" e "Illusionary World". Altri pezzi interessanti sono i valzer di "Into the Darkness" e "Dancing Calcobrena", l'uno inquieto e l'altro più solare, entrambi caratterizzati da melodie piroettanti, ascoltabili con leggerezza, ma intrinsecamente tutto fuorché poco interessanti. Sono presenti anche i momenti romantico-emozionali di "Theme of Love" (il leitmotiv di Rosa, compagna del protagonista), "Welcome to Our Town!" e "Rydia". Se i primi due sono brani che godono di un'eccellente melodia e un bel giro di accordi, il terzo è un po' TROPPO romantico-emozionale, e trovo insopportabile l'arrangiamento alla Céline Dion, con coretti e contrappunto di chitarra.
Potrebbe finire qui, ma per nostra gioia hanno pensato bene di inserire come brano di chiusura "Troian Beauty", che reputo senza troppi problemi il miglior pezzo del disco (e del videogioco). L'arrangiamento è perfetto: non stravolge l'originale e ne mantiene tutta la classe. Un tre quarti tutto sommato semplicissimo, che dimostra quanto la musica di Uematsu sia fondata su un umile e sincero senso della melodia più che su ogni altra cosa, caratteristica questa di cui spesso ci si dimentica l'importanza.
Carico i commenti... con calma