Al loro quindicesimo album in studio ed a venticinque anni dall'esordio discografico, i Saga concludono con quest'opera targata 2003 un'estemporanea sorta di... saga trasversale, denominata "The Chapters" e spalmata in sedici canzoni ubicate in sette lavori diversi, secondo il seguente tortuoso schema:

Chapter 1         "Images"                     dal 2° album "Images at Twilight" del 1979

Chapter 2         "Don't Be Late"          dal 3° album "Silent Knight" del 1980

Chapter 3         "It's Time"                   dal 2° album "Images at Twilight"

Chapter 4         "Will It Be You?"         dal 1° album "Saga" del 1978

Chapter 5         "No Regrets"               dal 4° album "Worlds Apart" del 1981

Chapter 6         "Tired World"             dal 1° album "Saga"

Chapter 7         "Too Much to Loose"  dal 3° album "Silent Knight"

Chapter 8         "No Strangers"           dal 4° album "Worlds Apart"

Chapter 9         "Remember When?"    dal 13° album "Full Circle" del 1999

Chapter 10       "Not This Way"           dal 13° album "Full Circle"

Chapter 11       "Ashes to Ashes"         dal 14° album "House of Cards" del 2001

Chapter 12       "You Know I Know"    dal 15° album "Marathon" del 2003

Chapter 13       "Uncle Albert's Eyes" dal 13° album "Full Circle"

Chapter 14       "Streets of Gold"        dal 15° album "Marathon"

Chapter 15       "We'll Meet Again"    dal 14° album "House of Cards"

Chapter 16       "Worlds Apart"           dal 15° album "Marathon"

Provvederanno poi, qualche anno dopo e precisamente nel 2006, a pubblicare un cd dal vivo con l'esecuzione dei sedici suddetti brani in rigoroso ordine di capitolo, tali da imbastire un'effettiva e compiuta storia storia, senz'altro sequenziale benché notevolmente ermetica e metafisica, a suo modo suggestiva nel fantasticare di altri mondi e dimensioni esistenziali.

Per il resto "Marathon" è l'ennesimo, riuscito album dei Saga, ottimo ma non eccezionale, leggermente inferiore al precedente "House of Cards" ma ben superiore all'ancora precedente "Full Circle": smessi del tutto gli aneliti forzatamente commerciali e le discutibili estremizzazioni verso un unico stile a rotazione, la formazione è ben centrata sul peculiare proprio modo di equilibrare il progressive con il pop, il rock duro certi aromi di folk britannico, il prolisso compiacimento strumentale con la stringata linearità e leggerezza melodica.

Il quintetto è ancora e sempre quello classico, all'undicesimo (e penultimo...) lavoro con le stesse facce: la brillante sezione ritmica si avvale ancora del mancino, ormai pingue ma più che mai fantasioso batterista Steve Negus affiancato dal puntuto, ossigenato bassista Jim Chricton (anche tastierista di complemento, e soprattutto produttore); i tre solisti sono il cicciotto (con l'andare degli anni... da ragazzo era un fuscello) ma agilissimo tastierista Jim Gilmour, il brevilineo e paffutello (da sempre) magicamente assatanato chitarrista Ian Chricton, dotato di tecnica superiore e inventiva somma, ed infine il sempre più stempiato frontman Michael Sadler, a sua volta tastierista di complemento.

I brani più progressivi e complessi sono, non a caso, proprio i tre messi a... capitolato; sul fronte delle belle melodie lineari si distinguono invece "Breathing Lessons" e "Too Deep". "How Are You" infine è il classico hard rock solcato dalle scariche poderose di Ian Chricton, il quale come suo stile opera in staccato sul riff portante e poi si ritaglia un mefistofelico assolo dei suoi, da autentico sacripante, in purissimo e imprendibile legato. Che musicista!

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