Varcati gli anni duemila la carriera dei Saga procede quasi col pilota automatico: regolari uscite di nuovi dischi distanziate meno di due anni l'una dall'altra e saltuariamente complementate da pubblicazioni dal vivo in cd o in dvd ovvero da raccolte. Indice questo di coesione d'intenti e di buona salute artistica... ma ciò che veramente sorprende è l'eccellente livello medio di scrittura e la freschezza d'arrangiamento, virtù ancor più encomiabili perché provenienti da smaliziati veterani cinquantenni al sedicesimo disco, non già da giovanotti ambiziosi e sognatori all'esordio, o alle prime repliche.
"Network" stupisce quindi perché, pur contenendo l'ennesima riproposta della tipica musica dei Saga, la rivela ispirata ed efficace come non mai. La triade iniziale di brani è particolarmente esplicativa di ciò, vediamoli:
All'iniziale "On the Air" fa da prologo un jingle dell'emittente CNN, sul quale si innesta l'ennesimo, impagabile arpeggio in sedicesimi del tastierista Jim Gilmour, in azione su di una delle sue macchine Korg settata a piano elettrico. Entra poi l'enfatica strofa di Michael Sadler, inseguito dai riffoni di chitarra di Ian Chricton. Il tempo è lento, dimezzato, sì da esaltare ancor più il lavoro circolare, incessante delle tastiere. Il successivo ponte "tira indietro" e acquieta per un attimo il tutto, lanciando il ritornello banalotto, che però migliora via via evolvendosi in parti sempre diverse, dando estrema dinamica ed inevitabile retrogusto progressive al pezzo: sono sei minuti abbondanti di robusta ispirazione, i quali non mantengono del tutto le grandi promesse di primi fascinosi trenta secondi ma confermano l'inusitata classe e misura con cui lavora questo quintetto canadese.
Altro breve prologo "televisivo", in linea col titolo e il concetto del disco, per la successiva "Keep it Reel", estremamente scatenata per gli standard della formazione. Grandiosa l'idea di Gilmour di accompagnare le strofe con un suono di... sirena antiaerea! Il suo lugubre glissato va ciclicamente a drammatizzare la canzone, per il resto ci pensa Ian Chricton che scorrazza a piacimento col suo campionario di bicordi ciclopici, stoppati mozzafiato, staccati micidiali, legati guizzanti, vibrati iperenergici, tapping agilissimi da leccarsi i baffi. Il pezzo si tronca dopo quattro minuti con l'ultimo, micidiale stop d'insieme, lasciando autenticamente e piacevolmente agitato l'appassionato ascoltatore, specie se ha avuto l'accortezza di alzare adeguatamente il volume.
"I'm Back" è fatta giustamente esordire con gli indovinati, emozionanti accordi del ritornello. Qui Sadler dà il meglio di se a livello di concepimento, arrangiamento ed esecuzione del canto, liberando la voce su due ottave diverse per descrivere un'ampia e intrigante melodia. Nelle strofe si assaggia invece un tipico piatto prelibato della cucina Saga: il riff "a rimbalzo" fra tastiere e chitarra. Nel caso specifico, una kalimba (elettronica) dà la botta, la sei corde di Chricton risponde, perpetuando ancora una volta ciò che i mitici Gentle Giant inventarono negli anni settanta e che questo riconoscente quintetto riesce a reiterare e perfezionare al meglio.
La traccia numero quattro "If I Were You" sa di già sentito, sia nella linea melodica che nello scolastico arpeggio di chitarra acustica, unico strumento presente all'inizio e poi raggiunto e rinforzato da flautati tappeti di tastiere simil-mellotron. A livello di ballate molto meglio quella in posizione numero nove, dal titolo "Believe": tipica creatura del frontman Michael Sadler, gode di un duetto pianoforte-voce nei primi due minuti; un imperioso stacco di batteria introduce poi la porzione orchestrale che nella melodia e nell'arrangiamento trasmette, ai fan dei Saga, un delizioso sapore retrò, richiamando arie e situazioni presenti già nel primo album di esordio del 1978.
A proposito di batteria, il musicista al lavoro è nuovo: Cristian Simpson rimpiazza degnamente lo "storico" Steve Negus, con altrettanta ottima tecnica e un deciso incremento di "pesantezza". Poveraccio, non durerà a lungo dovendo dare subito forfait per problemi neurologici... il suo bel colpo di rullante può essere ammirato compiutamente ad esempio in "Outside Looking In" che procede accorata liberando il refrain a vele spiegate, senza paura.
Produce alla grande, missa perfettamente e provvede a tutti gli aspetti tecnici il bassista Jim Chricton fratello maggiore del chitarrista Ian. Pure la copertina è una sua idea: nel cinescopio mostrato dall'antidiluviano televisore sono incastonate cinque diverse copertine della discografia Saga. Sono quelle dei primi tre album e poi del tredicesimo e quattordicesimo, in pratica quasi tutte quelle in cui è presente l'abituale, inquietante mascotte del gruppo ovvero quell'umanoide/libellula che fa tanto sci-fi uno degli argomenti principe, anche nei testi, di questa fenomenale band.
Carico i commenti... con calma