A cinque anni di distanza dall'ottimo, ma un po' disorganico "Symphony", torna a farsi sentire una delle voci più belle ed eteree degli ultimi anni: Sarah Brightman è infatti pronta a intraprendere un nuovo, spettacolare tour (che purtroppo non toccherà, almeno per ora, l'Italia) per promuovere la sua ultima fatica in studio, tale "Dreamchaser", album che segue la tradizione della Brightman di proporre album rigorosamente a tema a partire da quel "Dive" del 1993. Così dopo essersi calata nei panni di un'incantevole sirena nel sopracitato disco e in quelli di una fata delle nevi in "La Luna" e dopo averci trasportati nell'universo de "Le Mille e Una Notte" di "Harem" e averci guidato per selve oscure e cattedrali gotiche con "Symphony", questa volta Sarah ci presenta con "Dreamchaser" la sua personale odissea nello spazio, tra galassie, soli e nebulose.

Via dunque gli arrangiamenti gothic-rock che caratterizzavano pezzi come "Running" e "Fleurs du Mal", dentro un sound orchestrale che, grazie all'ausilio di sintetizzatori e suoni computerizzati, riesce a rendere palpabile la sensazione di stare levitando nel vuoto e di stare compiendo con la Brightman questo affascinante viaggio alla scoperta dell'universo. Viaggio che, passando per 11 (16 con le varie bonus-tracks) cover di canzoni accuratamente selezionate, si snoda attraverso incantevoli momenti orchestrali ("Lento e Largo from Symphony No. 3, op. 36 (Symphony of Sorrowful Songs)", "A Song of India" e "B 612") e pezzi dal piglio più futuristico ("Angel", "One Day Like This", "Eperdu", "Closer", l'ottima bonus-track "7th Heaven"). Da segnalare inoltre è il fatto che i pezzi dell'album scorrano piacevolmente uno dietro l'altro senza riscontrare cali qualitativi tra essi: non è presente, insomma, nessun brano inserito nella tracklist giusto per fare numero e, anche se dopo cinque anni di attesa mi sembra sia il minimo, fa piacere notare come, nonostante Sarah sia ormai una che con il suo nome potrebbe vendere qualsiasi cosa (leggi: vendere il ghiaccio agli eschimesi o spacciare la merda per cioccolato), continui a infondere una cura maniacale e una grande passione in ogni suo progetto. Ne risente positivamente l'interpretazione vocale, sempre ispiratissima e che raggiunge picchi qualitativi davvero elevati nel singolo d'apertura "Angel" e nella tenerissima "Breathe Me", pezzo in cui la Brightman riesce toccare le corde dell'anima pur senza strafare.

"Dreamchaser" è un insomma un disco ben fatto e curato sotto tutti i punti di vista e che mostra una Sarah sempre pronta a rimettersi in gioco per sperimentare nuovi sound (pur senza discostarsi da quelle melodie ariose che si sposano perfettamente con la sua voce). Va detto però che è un album tutt'altro che immediato e necessita di più ascolti per essere assimilato e apprezzato pienamente, ma quando mai ciò è da considerarsi un difetto?    

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