Le perturbazioni atmosferiche delle ultime settimane ci hanno letteralmente catapultato in uno scenario che definire nordico sarebbe riduttivo. Io stesso non ho potuto fare a meno di approfittare di questa piccola Norvegia che si estendeva al di fuori del mio condominio. Munitomi di pelliccia d’orso e copricapo vichingo ho iniziato ad aggirarmi per le strade di Modena in stato semi-confusionale inneggiando a Odino e convincendo molte persone ad unirsi a me nella celebrazione dei più svariati riti pagani. Magari qualcuno di voi mi ha anche visto… Cosa utilizzare dunque come colonna sonora di questi deliranti pellegrinaggi per le strade imbiancate dalla soffice neve? Opterei per uno dei migliori dischi mai esistiti per quanto riguarda il filone di panda-black-fucking metal nato in Norvegia a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90: Nemesis Divina dei Satyricon.
Uscito nel 1996 (forse un po’ troppo tardi rispetto ai masterpieces di alcuni connazionali) incorpora sia tutto quello che fece true black in quegli anni e qualche lieve tocco di novità, soprattutto nella produzione che sì resta infima, ma pur sempre al di sopra di qualunque altro disco di true black. Ulteriore elemento da non tralasciare sono le tastiere, utilizzate più per dare respiro alle canzoni che per creare atmosfere catacombali o particolarmente opprimenti, intuizione gia avuta dai Dimmu Borgir e poi ripresa dai Kovenant (giusto per citare i più famosi). A dir la verità non è che le canzoni racchiuse all’interno di questo Nemesis Divina siano bellissime, anzi… tuttavia Satyr e Frost (incredibile la violenza del suo drumming) riescono a creare due assoluti capolavori quali Forhekset e Mother North che valgono da soli il prezzo del disco e i 10 anni di carriera del gruppo norvegese.
La prima parte con un arpeggio che si sviluppa progressivamente fino ad arrivare all’apoteosi finale con uno stupendo up-tempo dove piano e chitarra si intrecciano per creare un atmosfera a dir poco folk. La seconda è un perfetto misto di parti più sparate e parti invece più lente, riflessive, a tratti doom. Del resto l’equazione tremolo picking+blast beats con ride/blast beats con charleston lievemente aperto non lascia scampi e questa ne è una ulteriore prova. Le altre tracce non si discostano più di tanto da quanto proposto dalle decine di gruppi black venuti prima di questo Nemesis Divina (anche se con Medieval Times del 1993 i Satyricon riuscirono ad arrivare tra i primi di questa corsa al black) e anzi sembrano quasi composti in maniera assolutamente priva d’originalità.
Pochi colpi di scena, i riffs si susseguono in maniera lineare, nonostante i molti cambi di tempo (gasp) e tempi composti/dispari (brrrr) che fanno capolino qua e là. Tuttavia… Mother North resta la, sul piedistallo, ineguagliabile…poco più sotto Forhekset. Non so quanto senso possa avere “comprare” un cd per sole due canzoni ma vi assicuro che probabilmente ne vale la pena. Ah, dimenticavo…di questo gruppo siate pure diffidenti.
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