Negli anni subito successivi all'esplosione grunge, negli anni in cui il metal cadeva a picco ma scopriva il power (grazie soprattutto a "Imaginations from the other side" dei Blind Guardian), c'era una band ancora impegnata a diffondere il verbo del metal classico o forse sarebbe meglio parlare di NWOBHM. Sono i Saxon, paladini del metal che fu, capaci di partorire il loro primo omonimo disco nell'ormai preistoria musicale del 1979.

Dopo un periodo (piuttosto lungo) di appannamento, quello che va dal 1985 con "Innocence is no excuse" al 1992 con "Forever free", i Saxon tornarono agli onori della ribalta nel 1995 con l'album "Dogs of war" che ci mostrava di nuovo una band incazzata e con un songwriting ritrovato, che si era ormai lasciata alle spalle l'AOR patinato e privo di idee degli anni precedenti. "Unleash the beast" è un lavoro che si inserisce proprio in questo periodo: un periodo di "rinascita" per la band con il ritorno a sonorità certamente più congeniali per Biff Byford e i suoi fedeli amichetti (primo album per il nuovo chitarrista Doug Scarrat).

Il platter in questione non si distacca molto dai primi lavori dei Saxon, ma si evince una maggior compattezza dei suoni, nonchè una pulizia sonora che non si percepiva negli eighties. Ma a rendere UTB un disco riuscito è la presenza di 4/5 pezzi di metal anthemico di antica scuola britannica, quello che era stato forgiato dai Black Sabbath e che i Maiden di Steve Harris avevano contribuito a portare ad un'epicità diversa ma comunque ancora molto "classica". Sto parlando di brani come l'hard rock prepotente di "Terminal velocity", l'epica "The thin red line", l'oscura "Cut out the disease" e di nuovo il ritmo frizzante e sprezzante della conclusiva "All hell breaking loose", preceduta dall'ottima ballata "Absent friends". In mezzo tanti ottimi esempi di NWOBHM come "Circle of light", "Ministry of fools" e "Bloodletter".

UTB non è un disco che può essere definito capolavoro, ne tantomeno uno di quelli che hanno rivoluzionato la carriera dei Saxon per aver portato innovazioni a livello sonoro. E' un'opera ottimamente costruita e suonata, in cui si respira lo spirito perduto del rock, di cui i Saxon sono stati (e sono tutt'ora) tra i più autorevoli esponenti europei e non solo. Bisogna prenderlo e giudicarlo per questo, senza avere in mente vagheggianti idee circa l'ipersofismo musicale: è rock, è metal, è musica. Pura, semplice e priva di cervellismi superflui e completamente fuori dal loro stile.

1. "Gothic Dreams" (1:33)
2. "Unleash The Beast" (5:16)
3. "Terminal Velocity" (4:43)
4. "Circle Of Light" (5:25)
5. "The Thin Red Line" (6:20)
6. "Ministry Of Fools" (4:28)
7. "The Preacher" (4:55)
8. "Bloodletter" (5:31)
9. "Cut Out The Disease" (5:23)
10. "Absent Friends" (4:54)
11. "All Hell Breaking Loose" (4:31)

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