Certe cose di Scott Walker mi inquietano.
Quanto ascolto Scott Walker, o lo vedo giovane in un trailer con la sua faccia d'Angelo Caduto, penso:
“Ma è più pericoloso partecipare ad una messa nera con la tua famiglia , o ascoltare in solitudine (se mai in cuffia) e con trasposto certi suoi vecchi pezzi?”
Io propendo per la seconda.
Perchè il suo è, a mio avviso, sottile "satanismo lirico". Come quello dei monologhi dell'Angelo Ribelle nel Paradiso Perduto di Milton.
Che affascina.
Quella disperata, "ingenua e dolcissima" tristezza cantata che vale mille parole sull'insensatezza della vita umana. Quella malinconia "inquietante ed ancestrale" che ti dà la sua solidarietà, ti regala una rosa, finge di volerti allontanare da se, ma alla fine ti porta via, senza che te ne accorga.
E quando alla fine ti svegli, ti ritrovi con la rosa in mano, alla maniera di Coleridge, e non sai se hai fatto visita al paradiso o solo al suo ricordo, che non è altro che l'inferno.
Quelle di Scott 3 (e forse ancora di più certe di Scott 4, come "The Angel of Ashes") per me rappresentano le canzoni e la voce soave (sì, la voce, meravigliosa) della malinconia e della tristezza umana.
Che sia la malinconia inesorabile di un travestito che si prostituisce piangendo sotto la luna pensando al suo amore impossibile ("Big Louise"), di due pensionati in preda ai ricordi di gioventù ("Two Ragged Soldiers"), o semplicemente di un innamorato abbandonato dall'amata ("Two Weeks Since You've Gone") non è importante.
L'importante è non lasciarsi troppo coinvolgere.
Giuro, molto meglio partecipare ad una messa nera con tutta la famiglia, cane (o gatto) compreso (può sempre servire...).
Ma non dimenticatevi i pop-corn!!
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