Perso per strada anche Igor Cavalera, storico motore ritmico, in pochi avrebbero scommesso su un ritorno in carreggiata dei Sepultura. Se gli anni successivi all’addio del fratello Max avevano scaraventato il gruppo in un limbo di incertezza e in un continuo derby con i Soulfly del loro ex leader, l’improvvisa uscita di scena del batterista presagiva un’ormai imminente fine. La scelta di andare comunque avanti, ingaggiando il giovane Jean Dolabella, talento delle bacchette, se da una parte venne accolta con scetticismo, dall’altra lo fu anche con curiosità, con molti che si chiedevano cosa si sarebbero inventati i brasileiri per rialzarsi dopo l’ennesima mazzata. E la sorpresa tirata fuori dal cilindro, nel 2009, fu questo A-lex, liberamente ispirato ad Arancia meccanica che, dopo il buon successo del precedente Dante XXI, confermava l’interesse di Kisser e soci per la letteratura come fonte di ispirazione per le proprie opere.

Ascoltando il disco con la dovuta attenzione ci si rende conto di come, reciso qualsiasi rapporto con i fondatori Cavalera, i restanti membri abbiano colto la palla al balzo, spostando le coordinate della band verso un metal decisamente più sperimentale e coraggioso, che guardi al futuro senza ovviamente rinnegare il passato. Dopo l’intro strumentale A-lex I, Moloko Mesto, pezzo veloce e violento, mette in risalto le doti della rinnovata sezione ritmica, per un brano breve ma incisivo, fotografia perfetta di quel crossover thrash hardcore che i brasiliani hanno affinato col tempo. Messi ormai da parte i tribalismi di fine anni Novanta, Filthy Rot spiazza con i suoi cori, per lasciare poi spazio alle chitarre acustiche di We’ve Lost You!, che sembra invece riprendere quel discorso hardcore metal sviluppato a inizio anni Duemila con Nation e Roorback. Non si perde tempo con passaggi a vuoto e le canzoni durano lo stretto necessario, con gli assoli di Andreas Kisser che tessono le trame di un mondo claustrofobico e malato, che ben si sposa con quello descritto da Anthony Burgess prima e Stanley Kubrick poi. What I Do! è l’ennesima scheggia di due minuti, mentre A-lex II apre il secondo dei quattro capitolo in cui è idealmente suddiviso l’album. Messi da parte i testi lunghi e ricercati, i pochi versi di The Treatment ben si adattano ai toni disperati della canzone. Ovviamente nulla è lasciato al caso: le inquietanti sculture di Kris Kuksi arricchiscono il libretto del disco, accompagnando l’ascoltatore in un viaggio all’insegna della perversione e della violenza, fisica e psicologica. Le distorsioni di Sadistic Values sfociano in passaggi che riportano alla memoria il passato remoto del gruppo, fermo restando che è bandita qualsiasi nostalgia. Se Forceful Behavior mostra un Kisser incisivo e personale, capace di dire la sua senza perdersi in assoli infiniti, va detto che qua e là si pecca di prolissità, senza che questo vada comunque a influire sul risultato finale. La violenza “ragionata” di The Experiment mette in mostra le doti di una formazione che, dal vivo, dovrebbe ormai avere il coraggio di tagliare i ponti col passato, dedicando ai tempi che furono giusto qualche classico, per concentrarsi su quanto di buono sta offrendo nel presente: ne è una prova anche l’interpretazione di Derrick Green, mai così a suo agio. Strike e le sue atmosfere paranoiche offrono modo a Kisser di sbizzarrirsi, supportato da un Paulo Junior che crea un tappeto ritmico solido e vario. Ci si avvia ormai verso la conclusione, con le divagazioni strumentali di Enough Said che sfociano in Ludwig Van, rilettura per sintetizzatori e orchestra della Nona di Beethoven. Un ultimo momento di respiro con A-lex IV, prima che cali il sipario con Paradox, ennesima mazzata thrash-core di due minuti.

A-lex, nonostante le perplessità iniziali, fu ben accolto un po’ ovunque, grazie a scelte coraggiose e interessanti. Con questo disco i Sepultura abbracciarono un nuovo percorso, in parte già anticipato dal precedente Dante XXI, che dura ancora oggi, che li avrebbe portati a sperimentare sempre più, giungendo a quello che potremmo definire thrash metal progressivo, dal taglio fresco e moderno, protagonista anche dei recenti Machine Messiah e Quadra. Il consiglio è di ascoltare l’album per intero, con i singoli pezzi che si vanno a incastrare a mo’ di tasselli di un grande puzzle, proprio come con le suite degli LP prog degli anni Settanta. Un lavoro notevole, con lo sguardo rivolto al futuro.

Sepultura:

  • Derrick Green, voce
  • Andreas Kisser, chitarre
  • Paulo Junior, basso
  • Jean Dolabella, batteria e percussioni

A-lex:

  1. A-Lex I
  2. Moloko Mesto
  3. Filthy Rot
  4. We've Lost You!
  5. What I Do!
  6. A-Lex II
  7. The Treatment
  8. Metamorphosis
  9. Sadistic Values
  10. Forceful Behavior
  11. Conform
  12. A-Lex III
  13. The Experiment
  14. Strike
  15. Enough Said
  16. Ludwig Van
  17. A-Lex IV
  18. Paradox
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