Definiamo il concetto di bellezza. Prima caratteristica la soggettività, nessuno può dire che una cosa od una persona è bella in assoluto. Seconda cosa, la piacevolezza estetica. Terza cosa, tutto il contorno, le caratteristiche che vanno al di là del mero aspetto. Un discorso del genere è secondo me tanto accostabile alle persone che alla musica, un prodotto che sempre più spesso sta basando la bellezza su melodie catchy (indispensabili il più delle volte) e su un aspetto "estetico" che contribuisce il più delle volte a conferire al prodotto in questione una fama ed un successo non meritato.

Esistono poi delle band che fanno musica nella quale si può ritrovare si l'aspetto più "estetico" con melodie easy-listening di tanto in tanto, ma che oltre a ciò tentano di mettere insieme musiche più complesse, meno dirette, che rendono il disco più elaborato e complesso, in modo tale da poterne carpire la bellezza solo dopo ripetuti ascolti; è in questa categoria che rientra l'ultimo lavoro dei tedeschi Sieges Even, "Paramount", uscito lo scorso anno, che ha risollevato un po' le sorti del mercato del progressive rock/metal grazie proprio alla sua bellezza.

Inutile girarci troppo intorno, questo platter ha infatti delle qualità tangibili, abbastanza evidenti, i musicisti sono tutti estremamente preparati, le voci appoggiano sulle melodie in maniera felicissima, le orchestrazioni sono tutte estremamente melodiose, ma sono anche in possesso della giusta carica, per far si che questo "Paramount" non si presenti come l'ennesimo disco moscio e senza mordente come tanti altri che infestano il mercato odierno. Il cd presenta una lista di canzoni estremamente variegata, con un minutaggio mai esageratamente diluito nel tempo e con un adeguata commistione di pezzi ariosi e calmi ed altri più heavy, con numerosi cambi di atmosfere anche in un singolo pezzo, come dimostra la canzone d'apertura, "When Alpha And Omega Collide", capace nella prima parte di atmosfere aperte, chorus che fanno intravedere un forte senso di speranza, "smorzato" poi nella seconda parte da momenti decisamente più oscuri e tristi. Facendo un piccolo salto fino alla terza traccia arriviamo alla canzone che maggiormente mi ha colpito, "Eyes Wide Open": giocata sull'alternanza di parti acustiche ed altre elettriche, questa track riesce a sprigionare una tranquillità ed un senso di pace confortante, sia nelle strofe estremamente cadenzate e rilassante (con un basso di sottofondo davvero di grande effetto nella sua semplicità), sia nel chorus quasi gridato e liberatorio, nel quale Arno Menses dimostra una grande capacità espressiva, oltre che un'estensione vocale che farebbe gola a molti colleghi ben più blasonati. Sulle stesse coordinate si muove la successiva "Iconic", un misto tra pop/rock, progressive e qualche lontana eco di jazz, davvero un gioiellino.

Come si diceva prima però in questo album i nostri non dimenticano le loro radici metal, ed ecco qui allora spuntare "Leftlovers", una delle più lunghe dell' lp, potentissima e "minacciosa" nel suo incedere, dotata di riffs potenti e decisi e di ritmiche quadrate, sempre pronte ad accellerare laddove sia richiesto. Unico elemento in contrasto risultano essere le backing vocals, che riportano alla mente quelle degli immortali Queen di Freddy Mercury.

Spendere altre parole sul contenuto del disco mi sembra un poco esagerato, non vorrei infatti togliervi il senso di sorpesa all'ascolto di questo platter, mentre invece ci terrei a sottolineare l'eccezionale lavoro in fase di produzione, che grazie agli ottimi mezzi a disposizione (non dimentichiamo la presenza dei fratelli Holzwarth nel progetto, che viste le band di appartenenza, il che significa maggiore disponibilità di denaro) riescono a produrre un disco pulitissimo nel suono, nel quale ogni strumento ha il suo spazio per esprimersi, pur senza risultare plasticoso o artificioso.

Promossi dunque, senza il minimo rimorso, con la gioia nel cuore di aver potuto ascoltare un prodotto davvero di prima qualità, nel quale non si assiste mai ad un minimo calo di tensione.

P.s. da notare, come chicca, la presenza del toccante discorso di Marthin Luther King, presente in "Mounting Castles In The Blood Red Sky", che rende ancora più interessante questo semi-strumentale.

Line-up:
Arno Menses - Voce
Markus Steffen - Chitarre
Oliver Holzwarth - Basso
Alex Holzwarth - Batteria

Tracklist:
1) When Alpha And Omega Collide
2) Tidal
3) Eyes Wide Open
4) Iconic
5) Where Our Shadows Sleeps
6) Duende
7) Bring To The Divine
8) Leftlovers
9) Mounting Castles In The Blood Red Sky"
10) Paramount

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