Dell'impossibilità del ritrovarsi.

Più che di perdersi il timore è quello di non poter ritrovare la strada una volta che si sono perse le tracce del sentiero intrapreso. È possibile trovare un luogo dove fermarsi e ammirare la vastità di ciò che ci circonda senza saperne il nome effettivo. Può accadere seduti in mezzo ad una radura sperduta credendo di essere immersi nel mare o in un ufficio le cui finestre puntano verso l'infinito niente, il dedalo di strade che divorano elettricità, sangue, luci e momenti. Con le cuffie incastonate nelle orecchie, impossibilitati a estrarle una volta per tutte, o almeno al momento, QUEL momento. Ricerca della perdizione e non volontà del ritorno a casa. "Valtari".

Nel nulla dei pensieri tra un'intercapedine e l'altra della tua anima, tra un ricettore del dolore e una sinapsi, inchioda le radici un conato di amarezza che emana una brezza inconsistente. Indelicato e inutile da suddividere è un attimo fatto di 54 attimi più lunghi di una manciata di secondi e di increspature in un oceano insignificante e al contempo pregno di qualsiasi cosa vaghi nella mente straziata dal non-suono, accarezzando pian piano gli strati più lievi del tormento del ritrovarsi. Essenza del post-qualcosa, delirio calmo e pianto, voci che, una volta per tutte, perdono la propria definizione sessuale, dimenticano i propri connotati nello slancio liquido elettronico dell'immobilità, intagliata in particolari occasioni da scalini di granito sporco, il tempo di salirne tre e la vastità si ripropone ad un udito ormai paralizzato, rumori lontani di macchine che si azionano dopo secoli d'immobilità, che ticchettano come orologi pronti a cessare l'attività per sempre, ogni passo un peso maggiore da controllare, rintocchi tra effluvi di vapore e coltellate al cuore, esalando un ultimo respiro nella confusione controllata per poi finalmente entrare nei raggi di sole filtrati dalle finestre sporche di casa, una casa che forse non conoscete così bene dove ad accarezzarvi i capelli trovate solo le note di un pianoforte che si moltiplica strada facendo lasciandovi soli con le vostre insicurezze e con quell'impossibilità di ritrovarvi che vi ha attanagliato finora.

E scrivo sul muro:

(Valtari) 

Elenco tracce e video

01   Varúð (06:36)

02   Fjögur píanó (07:50)

03   Varðeldur (06:07)

04   Rembihnútur (05:05)

05   Valtari (08:18)

06   Ekki múkk (07:44)

07   Dauðalogn (06:36)

08   Ég anda (06:15)

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Altre recensioni

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