Da veri drogati ultradipendenti di musica avete ogni tanto l´impressione di sprecare la vostra vita ascoltando per ore album, compilation, EP e quant´altro il mercato discografico ci propina mentre lí fuori il mondo offre mille possibilitá ed opportunitá di crescita ed apprendimento? Dubbio legittimissimo, non esistono soltanto gli ascolti, date un po´ di varietá alla vostra vita!

Che ne dite per esempio di dedicarvi ad un´altra nobile arte, come la lettura? Ebbene in tal caso un´opera che non posso che consigliarvi é quella che molti tra gli iniziati concepiscono un po´ come la bibbia del post-punk/new wave, ovvero "Post Punk1978-1984“ di Simon Reynolds (pubblicato inizialmente in lingua anglosassone sotto il nome di „Rip it up and start again“).

Inanzitutto non fatevi scoraggiare dalla copertina sulla quale troneggia un "Simon Reynolds é il critico musicale vivente piú illustre del pianeta“ da parte di Rolling Stones, in quanto per una volta tanto (come d´altronde vuole anche la legge dei grandi numeri) i recensori/scribacchini di quella specie di catalogo di pubblicitá hanno scelto di sponsorizzare qualcosa che vale davvero la vostra sudata pecunia, nonché il tempo dedicato al consumo (ma visto che tutti sappiamo che nella nostra realtá capitalistica il tempo é denaro si potrebbe affermare che si tratta di una variabile in fondo giá considerata nel fattore monetario). Infatti in questo tomo di circa 700 pagine lo scrittore ci offre un'ampia panoramica su tutto il panorama britannico del dopo punk, cominciando dai Sex Pistols fino ad arrivare alla crisi del ruock e all´avvento di Mtv. Il buon Simon parla anche da testimone diretto, presente all´epoca del misfatto, cosa che lo aiuta a tracciare un quadro non solo prettamente musicale, ma anche socio-culturale-politico di quegli anni (che in alcuni casi assume piú rilevanza del mero aspetto musicale), parlandoci tra l´altro non solo di new-wave in senso stretto, ma anche di un sacco di altri movimenti contemporanei come il new-pop, l´industrial, il noise, il dark e l´hardcore e quant´altro i ggiovvani ribelli ascoltassero a quel tempo.

Quella che riceve l'analisi piú approfondita é ovviamente la Gran Bretagna (viste anche le origini dell'autore), direttamente seguita dagli USA (ma non scopriamo certo ora che il ruock é un fenomeno principalmente anglo-americano), ma vengono nominati anche molti artisti di paesi considerati, a torto o ragione, secondari o addirittura quasi ignorati dai piú (ad esempio io non ero granché informato riguardo alla scena post-punk islandese o brasiliana), con tanto di breve appendice che ci elenca i gruppi per l´autore piú interessanti di altre nazionalitá (Italia NON compresa). Tantissima la carne al fuoco quindi, ma l´autore se la cava benissimo, rendendo la lettura sempre piacevole e scorrevole, senza mai perdere il filo della matassa, tanto che il libro fará la gioia non solo di coloro che ancora si devono avvicinare alla scena, ma anche (e forse sopratutto) di quelli che giá bene o male conoscono parecchi gruppi, che si divertiranno quindi a scoprire aneddoti vari sulla musica dei loro beniamini ed i vari retroscena. Certo stupirá alcuni come alcuni gruppi considerati leggende in italia come gli Smiths, vengano liquidati talvolta in poche frasi, mentre altri sicuramente meno rinomati nel belpaese come Scritti Politti (paradossalmente grandi estimatori dell´italiano Gramsci e di Bologna) o Frankie Goes To Hollywood ricevano trattazioni molto approfondite; ma appunto anche questa mentalitá al di fuori degli „schemi mentali“ o dalla "visione italiana“ della storia del rock contribuisce all´interesse dell'opera e permetterá anzi al 99% di lettori di scoprire almeno qualche nuovo nome da aggiungere alla lista dei proprio ascolti.

Consigliato!

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