Vediamo finalmente riemergere i Sirenia, band fondata nel 2001 da Morten Veland dopo l'abbandono dei Tristania; dopo il deludente "An Elixir For Existence", punto di improvviso calo di originalità artistica, la band propone questo nuovo album, che si rivela un capitolo relativamente discreto e abbastanza soddisfacente, sebbene lasci discutere non poco la critica.
A quanto pare i Sirenia hanno deciso, com'è più logico fare quando si è a corto di idee dopo un inatteso insuccesso, di rimodellare il proprio sound e tentare di rimettere in sesto la loro reputazione. Tentativo riuscito. Più o meno. In effetti, ascoltando "The Last Call", fin da subito sentiamo che manca qualcosa... Ma che anche qualcos'altro ha preso parte all'opera. Innanzitutto (si scrive così??? 0.o), è quasi scomparso il growl. Già, quel growl che contribuiva così tanto a rendere la scena dinamica e atmosferica e che donava quel tocco di decadenza gotica alla musica del gruppo, si è fatto molto meno presente e partecipe rispetto ai lavori precedenti. Però bisogna ammettere che non è male come inizio: la voce di Veland è stata rimpiazzata in gran parte dal limpido canto di Monika Pedersen (scelta piuttosto azzardata), e oltre a quello possiamo notare con una una certa sorpresa che gli ambienti tristi e sottomarini tipici dei Sirenia sono abbastanza trascurati, lasciando posto ad una musica più spiccatamente allegra e, oserei dire più affine all'alternative che al gothic vero e proprio. Per quanto riguarda i cori gregoriani, quelli sono sempre onnipresenti, posti strategicamente nei vari brani e pomposi come al solito. Almeno quelli permangono insistentemente. Se proseguiamo con "My Mind's Eye" e "One By One", brani di ottima fattura e sicuramente migliori dell'opener, vediamo delinearsi costantemente la svolta della band, con melodie a tratti molto energiche e ritmate. Con "Sundown" risentiamo il nostro caro e vecchio growl, e le chitarre come per incanto si fanno più taglienti e l'atmosfera somiglia tanto al primo "At Sixes And Sevens": il cantato femminile e il growl di Veland si intrecciano in una perfetta e spirale, con i sempre presenti e godibili cori che danno una direzione al tutto, proseguendo parallelamente senza mai scontrarsi violentemente con le nostre aspettative. Senz'altro sono apprezzabili i seguenti brani "Absent Without Leave" e "The Other Side", nonostante ci possa essere la possibilità che l'ascoltatore rimanga attonito di fronte a una ripetitività strutturale presente nel complesso dell'album, ovverosia l'incessante esposizione statica delle varie orchestrazioni. In parole povere, è vero che il nuovo sound può piacere, così come è vero che i Sirenia stanno in un certo qual modo impegnandosi a riprendere dignità... Però è impossibile negare che fin dal primissimo brano del primissimo album ci tocca sentire sempre la solita composizione voce - cori - voce - cori; un ascoltatore attento a conoscenza dello stile dei Sirenia, anche sentendo per la prima volta una canzone qualsiasi, potrebbe indovinare trenta secondi prima quando in quella canzone si sentiranno i cori, o in quale momento la voce riprenderà a farsi sentire... A lungo andare, è tutto TROPPO scontato. Non so se rendo l'idea... Comunque, tralasciando questa pecca di dimensioni notevoli, potremmo gustarci "Downfall" e "Glaes Of Summer", dalle melodie piacevoli ed evocative, e dove il growl fa nuovamente capolino contornato dai cori. La track conclusiva, "Seven Keys And Nine Doors", è bella ma pressappoco uguale alle altre, e qui sentiamo ancora alquanto irritati il fin troppo persistente schema voce - cori - voce - cori, anche se tutto ciò si differenzia dal resto per uno stacco di intermezzo molto semplice, seguito poi a rotta di collo dal solitissimo schema.
Certamente il voto al cd è 3 (effettivamente sarebbe 3,5). Questo è un cd che potrebbe essere apprezzato molto per chi ascolta per la prima volta i Sirenia, ma da un punto di vista oggettivo, si merita un normalissimo discreto, e, come dicono i francesi, sans plus. Niente di più, specialmente per una band che finora si è mostrata in bilico permanente.
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