Questo è la seconda Band di Slash che arriva alla pubblicazione del terzo disco: considero la discografia dei Guns n’ Roses composta solo di tre lavori, Appetite for destruction, Use your illusion I, Use your illusion II (escludo GNR Lies e The Spaghetti incident, composti rispettivamente di demo e cover).

Le altre due Band del chitarrista , Slash’s Snakepit e Velvet Revolver, si erano fermate entrambe a due lavori.

Questi sono gli Slash Featuring Myles Kennedy & The Conspirators, composti da Slash e Kennedy rispettivamente a chitarra e voce, Todd Kerns al basso (e tastiere, poche, anzi pochissime, ma mai fuori luogo) e Brent Fitz alla batteria.

Sono proprio Kerns e Fitz, i The Conspirators, a rendere, con la loro ritmica precisa, il duo di fuoriclasse, Slash & Kennedy, un gruppo, compatto nel sound, immediatamente riconoscibile, oggi, a parere mio, il miglior combo Hard Rock in circolazione, alla pari con l’altra famiglia di Kennedy, gli Alter Bridge, che comunque non considererei un gruppo Hard Rock puro, ma una Heavy Metal band moderna.

L’Hard Rock ha due regole, la geometria dei pezzi e l’essenzialità del suono, entrambe presenti in tutti e tre i lavori della band: Apocalyptic Love (2012), World on fire (2014) e questo Living the dream (2018) che vede l’aggiunta di un quinto elemento, Frank Sidoris, alla chitarra ritmica.

Proprio le armonizzazioni ritmiche di quest’ultimo, rendono questo disco più melodico rispetto ai due predecessori, vicino per certi versi alle atmosfere dei due Use your illusion.

The Great Pretender è forse il pezzo migliore del cd: l’apertura è tutta affidata alla chitarra di Slash, incredibilmente melodiosa, riff emozionante che mi riporta alla magia di Swet child o mine; bellissimi i cori di Kerns che portano al solo centrale di Slash, ispiratissimo. Kennedy canta da fuoriclasse, come in tutti i pezzi del resto.

Slow grind e Mind your manners sono due pezzi Hard Rock, melodiosi e ribelli allo stesso tempo, con richiami armonici abbastanza evidenti il primo a It’s so easy, il secondo a Welcome to the Jungle ; tuttavia entrambi i pezzi hanno la loro identità, si reggono sulle proprie note.

Read between the lines, con il suo riff Hendrixiano in apertura, è il più classico Slash-sound , rock sporco blueseggiante, con cori bellissimi sempre dell’ottimo Kerns, vicino alle atmosfere del primo lavoro degli Slash’s Snakepit.

My Antidote e Sugar cane sono pezzi potenti, più vicini all’ Heavy Metal che all’Hard Rock: ottimi entrambi, con assoli insuperabili per velocità e tecnica.

Lost inside the girl e The one you loved is gone, sono due classiche, bellissime, ballate: più ritmata la prima, lenta e rilassata la seconda . In entrambe due assoli da manuale che restano impressi al primo ascolto.

Il disco si chiude con Boulevard of broken hearts, pezzo atipico per il repertorio di Slash, molto teatrale, molto “prodotto”, meno immediato e grezzo del solito: il riff portante ricorda parecchio Eye of the tiger dei Survivor .

Consiglio questo disco agli amanti dell’Hard Rock più classico: ascoltatelo non alla ricerca dei Guns n’ Roses, ma del presente dell’Hard Rock, a cui gli Slash Featuring Myles Kennedy & The Conspirators sapranno ancora regalare pagine di rinnovato splendore.

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