Mi rifaccio vivo...almeno ci provo a scrivere una recensione.

Periodo nero, nerissimo; segnali preoccupanti, l'ansia e tutto quello che ci gira intorno per l'ennesima volta bussa alle porte del mio instabile spirito.

Per fortuna che ci sono le montagne...ed anche la Musica...

Da qualche anno ho scoperto un validissimo canale su YouTube che propone quasi quotidianamente nuovi lavori di band PostRock in massima parte strumentale; uno dei pochi generi, se non addirittura l'unico in questi momenti così "ansiolitici", a catturare la mia rarefatta attenzione.

Nello scorrere le news discografiche delle ultime settimane vengo letteralmente catturato dall'immagine di copertina della band britannica Solars, alle prese con il vero e proprio esordio sulla lunga distanza dopo innumerevoli singoli ed Ep usciti negli ultimi anni.

...Una sedia vuota posta in un ambiente sporco, decadente...

Una folgorazione; mi vengono in mente due altre immagini di copertina similari: un tributo a Steve Wynn leader dei Dream Syndicate e soprattutto il retro copertina del sofferto esordio solita di Bob Mould dopo la tremenda fine dei suoi immensi Husker Du (e qui mi raccolgo in silenzio per un buon minuto...fatelo anche voi tutti con me...).

Non ho dubbi, ecco una band sconosciuta che fa per me.

E devo dire che per l'ennesima volta il mio istinto musicale ha fatto centro perfettamente.

A Fading Future è un lavoro di presa immediata per quanto mi riguarda; poco meno di 40 minuti suddivisi in 6 prepotenti canzoni, con in aggiunta un mini brano in apertura che introduce il sound per lunghi tratti massiccio e diretto del quartetto di Birmingham.

PostRock, PostHardcore, PostMetal, retaggi Prog di ampio spessore: ci sanno davvero fare i giovani musicisti inglesi.

Un impatto frontale, vibrante, in costante crescita nel procedere del minutaggio dei vari pezzi.

Come al solito, come da mia precisa caratteristica devo rifarmi a suoni di band conosciute per dare dei precisi riferimenti. Ed allora ecco apparire all'orizzonte il Prog viscerale dei primi Porcupine Tree, l'esplosività delle due chitarre ultrametallose che avvicinano i Solars agli Explosions in the Sky. In alcuni assoli delle sei corde ci sento addirittura la genialità dei Tool, in altri break stoppati gli Helmet; e potrei andare ancora avanti con le similitudini.

Non ho trovato una sola nota fuoriposto per un album vivo, scintillante, trascinante, imperioso.

Tra i miei dischi del 2024, nessun dubbio a scrivere ciò!

Ad Maiora.

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