Con l'inizio del nuovo millennio si apre una nuova era nella storia dei Sonic Youth. Andati persi quegli strumenti che avevano contrassegnato l'evoluzione del loro sound, Moore & co. ripartono da zero, aggiungono alla formazione il guru del post-rock Jim O'Rourke, e inaugurano quella che viene definita da loro stessi "trilogia newyorkese", prima con lo sperimentalismo frenetico di "NYC Ghosts & Flowers" e poi, nel 2002, con questo "Murray Street", uscito per l'ormai fidata Geffen.

"Murray Street" è il disco che maggiormente rappresenta il genio della moderna Gioventù Sonica e il suo definitivo passaggio verso sonorità tendenti più alla sperimentazione pop che al noise (percorso, tra l'altro, seguito anche da gruppi simili come i Blonde Redhead...): 7 ottime tracce, di cui le prime 4 inserite di fisso tra quanto di meglio abbia mai prodotto il gruppo newyorkese, la bellissima "The Empty Page", la lunga coda di "Disconnection Notice", la strumentale "Rain On Tin" e "Karen Rivisited", vero capolavoro del disco, oltre 10 minuti di ipnosi deviata che raggiunge il suo compimento proprio quando entra in gioco quel tipico "rumore", questa volta pacato, in cui i nostri sono impareggiabili.
Si prosegue con due pezzi, "Radical Adults Lick Godhead Style" e "Plastic Sun", in cui il livello scende leggermente, meno riuscita la prima e un po' fuori dal contesto del disco la seconda, anche se comunque assolutamente godibili, mentre la conclusione arriva con "Sympathy For The Strawberry", introduzione ipnotica e cantato angelico di Kim Gordon che chiudono in bellezza un ottimo album.

"Murray Street", insomma, oltre ad essere il disco più bello della già menzionata trilogia newyorkese, è la prova tangibile che la creatività dei Sonic Youth, con l'arrivo del nuovo millennio, risulta tutt'altro che appannata, ma anzi, sempre desiderosa di sperimentazione, di nuove idee e sonorità che non finiranno mai di stupirci.

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