Prima di tutto, iniziamo col dire una cosa: "Murray Street" non è di certo l'episodio più significativo della discografia Sonic Youth. Pietre miliari come il pluriosannato "Daydream Nation" ed il mai abbastanza citato (e per questo consigliatissimo) "Evol", restano a mio parere di un altro pianeta. In ogni caso, quello sfornato da Moore e compagni è un buon disco, che i fan della band newyorchese potranno facilmente apprezzare.

Seppur piacevolissimi, pezzi come l' introduttiva "The Empty Page" e la successiva "Disconnection Notice" non aggiungono nulla di nuovo al repertorio stilistico della band. Anzi, sono brani che si prestano ad una -decisamente- più ordinaria interpretazione della canzone rock. Tuttavia, nella prima parte del disco aleggia quell'inconfondibile pathos che, spesso e volentieri, accompagna le rumorose melodie della gioventù sonica. Ne è esempio la (a mio modesto parere) bellissima "Rain on Tin": chi è solito ascoltare con il cuore -e non solo con le orecchie- la musica di questo gruppo capirà in fretta di cosa sto parlando. "Karen Revisited" è il brano col minutaggio più esteso dell'intero album, un attacco d' ansia lungo 11 minuti in perfetto stile Sonic Youth. Mentre le deformità sonore di "Radical Adults Lick Godhead Style" e "Plastic Sun" precedono la velvetiana "Sympathy for the Strawberry", episodio conclusivo dell'album con Kim Gordon alla voce. Degna di nota.

In sintesi, trattasi di un album decisamente meno sperimentale e per questo più accessibile rispetto ad altri. Sapersi rinnovare è importante, ma un album all'insegna del "già sentito" non può minimamente intaccare la credibilità di una delle band più innovative della storia del rock. Per quel che mi riguarda, l'alternative band per eccellenza.

Voto 6,5/10.

 

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