"...I kill myself every time again, but I am immortal, and I rise again; in a vision of Doom.."
Viviamo tutti sullo stesso pianeta, ma allo stesso tempo dimoriamo anche in mondi differenti...
Sopor Aeternus conosciuto meglio come Anna-Varney Cantodea, ha sempre vissuto in un mondo tutto suo. Prigioniero di se stesso e del suo corpo, attraversa la sua adolescenza nella più totale solitudine, passando intere giornate al buio, fino ad arrivare a rischiare la cecità. La sua profonda depressione lo aveva portato a sentirsi debole, malato, e non aveva voglia di parlare con nessuno. L'unica fonte di gioia era il sonno, anche se veniva torturato da incubi violenti.
Tutto questo strazio durò fino a quando Sopor Aeternus, decise subconsciamente di dedicarsi alla musica. La sua mente era piena di melodie bellissime, che non riusciva a togliersele dalla testa. Melodie che secondo Sopor Aeternus, gli venivano suggerite dagli spiriti, che lui stesso chiama l' "Ensemble Of Shadows" (L'insieme delle ombre). Questo accadeva mentre cercava di reprimere il suo dolore dormendo, ma questi "esseri" non lo avrebbero lasciato in pace, fino a quando non si sarebbe alzato per scrivere delle annotazioni sulla carta. Così la musica per Sopor Aeternus diventa una sorta di terapia personale, qualcosa di simbolico, un semplice mezzo di comunicazione con il mondo esterno.
I testi musicali di Sopor Aeternus affrontano principalmente temi come la solitudine, la morte, il suicidio, e la sofferenza. Ma cosa rappresenta la morte e il suicidio per Anna-Varney?
La morte secondo Anna-Varney, significa far tornare la propria anima nel luogo dove realmente apparteniamo, ossia nella nostra vera vera casa. Riguardo al suicidio invece, sempre secondo Sopor Aeternus è considerato un vero e proprio peccato, una dannazione eterna per le anime che lo commettono. Lui stesso è stato salvato più di una volta da alcuni spiriti quando era molto vicino alla morte volontaria. Tuttavia Sopor Aeternus ci invita a vivere ogni secondo della nostra vita nella grazia di Dio, riferendosi alla divinità che risiede dentro di noi e nell'intero universo.
Nel 1994 Anna-Varney pubblica il suo primo album in studio dal titolo "... Ich tote Jedesmal mich aufs Neue, doch Unsterblich bin ich, und ich auf wieder erstehe; in einer Vision des Untergangs..." (abbreviato con: ...Ich töte mich...).
"...Ich töte mich..." è un disco criptico dalle atmosfere barocche e medioevali. Le prime due traccie di questo disco sono strumentali, il primo brano "Travel on Breath (the Breath of the World)" trasmette una grande sensazione di ansia e smarrimento. Sembra quasi un respiro affannoso che riecheggia nell'aria. Il successivo brano strumentale "Falling into different Flesh", intraprende uno stile musicale tipicamente medioevale. Altri brani degni di nota sono "Birth - Fiendish Figuration", un pezzo in grande stile folk molto coinvolgente e "Do You Know My Name", brano ripreso e remixato dieci anni dopo nell' EP "Flowers in Formaldehyde" pubblicato nel 2004.
Nel complesso l'album è molto più oscuro che malinconico, infatti gli unici brani ad avere una melodia più dolce e più nostalgica sono "Time stands still..." e "Im Garten des Nichts (a secret Light in the Garden of my Void)".
Una piccola curiosità sull'artwork: l'immagine che vedete nella copertina, è stata fotografata nella chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini a Roma (vedi l'ossario della Cripta dei Cappuccini). Ovviamente la foto sulla copertina di questo disco è stata modificata. Qui potete vedere la foto originale della precedente immagine. La scelta di decorare la cripta con le ossa è un modo per esorcizzare la morte, il corpo ha solo lo scopo di custodire l'anima, una volta che non serve più; il contenitore dell'anima (in questo caso il corpo) può essere riutilizzato in altro modo.
Ritornando all'album "...Ich töte mich..." rimane un ottimo disco di esordio, caratterizzato da testi musicali enigmatici e strettamenti personali. Un disco nato dall'ispirazione che ha avuto Varney in tutti questi anni di solitudine e isolamento. Nel corso degli anni la musica di Sopor Aeternus è cambiata più volte, abbandonando così le sonorità barocche e medioevali, per orientarsi su un sound più classico. Basta paragonare i primi dischi di questo artista con gli ultimi lavori, per notare una certa differenza a livello musicale, ma la bellezza e il fascino di questa musica, è qualcosa che non muore mai.
"...che le ombre possano guidare il vostro cammino...".
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