Si può avere fame di concerti seri? Si, se tempo immemore è passato dall’ultimo vero appuntamento i cui ospiti erano i fratelli Ferrari. Troppi giorni erano trascorsi sul caldenario, non andava bene, ma qui in Sicilia l’offerta musicale non è ricca e multiforme come in altre zone d’Italia e io non ho possibilità di spostarmi facilmente.

Ma questa volta l’occasione era ghiotta: c’erano i Soviet Soviet, giovane terzetto proveniente da Pesaro, nonché una delle cose più interessanti usciti dal nostro stivale tricolore, che portano in giro per l’Italia (e non solo) il loro ultimo e primo disco “Fate”.

La location è quella del Barbara Disco Lab di Catania, dotato di una sala non mastodontica in termini di grandezza, ma perfetta per far suonare il gruppo pesarese, che a distanza di una settimana dall’ospitata dei Massimo Volume fa un altro centro.

Entrando prima della mezzanotte, non c’è ancora molta confusione, e ho il tempo di piazzarmi subito sotto il palco in attesa che si aprano le danze.
Finalmente dopo un attesa che cominciava a farsi lunga la band entra in scena e dopo un breve riscaldamento attacca velocemente con “Together”.

Il locale adesso si è riempito anche se rimane la forte convinzione che la maggior parte dei presenti sia là per il resto della serata, e che conosca poco il trio.

I ragazzi live confermano già le ottime impressioni espresse dai loro primi vagiti registrati in studio: atmosfere cupe e avvolgenti, ma soprattutto anche tanta energia, grazie anche al fuoco del batterista Alessandro Ferri, con un approccio quasi punk nel suonare il suo strumento che dà ancor più vigore ai pezzi cantanti da Andrea Giometti, una sorta di Brian Molko in salsa lo-fi, la cui voce ancor più che su disco viene coperta in buona parte dagli strumenti.

Il bello dei concerti indie e delle esibizioni in questi locali più o meno alternativi è la comunicazione diretta e la simbiosi che si crea tra chi suona e chi assiste, senza barriere e senza transenne, con l’adrenalina che scorre genuina. Insomma non dovrebbe essere molto chiedere un minimo di maturità e di senso di educazione e rispetto per chi si esibisce e che purtroppo viene a mancare quando un piccolo gruppetto di bimbette idiote prima di essere fatte scendere (nemmeno tanto tempestivamente per altro) si mette a sedere sul palco dando uno spettacolo indecente. Il cantante giustamente infastidito credo che se avesse potuto avrebbe volentieri preso la mira e spaccato il suo basso.

Poi le cose tornano alla normalità. Ci si diverte, suonano anche “Ecstasy” la mia preferita, recuperando però anche pezzi degli ep precedenti (“Human Nature”) e uno sparuto gruppo di ragazzi accenna un timido tentativo di pogo, cui mi aggiungo volentieri, con la band che sembra gradire questa piccola “curva del Catania”.

Gli ultimi fuochi d’artificio in linea cronologica sono la corale “Gone Fast” probabilmente il pezzo che più tra tutti si presta ad essere intonato in sede live e “No Lesson” che con il suo “thank you so much again” ripetuto parecchie volte sembra voler ringraziare i presenti, soprattutto quella parte, come il sottoscritto che era venuto appositamente per loro.
Chiusura con “White Details” e classici ringraziamenti di rito verso chi ha reso possibile l’evento.

Unico rammarico la durata limitata della loro performance, ma comunque sufficiente a lasciarci un bel ricordo e utile a farci staccare la spina per una serata dalla spesso opprimente quotidianità.

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