Spandau Ballet - Parade (1984)

Fuori è brutto tempo, gli elementi impazzano, le meteore scatarrano sui vetri, e che c'è di meglio se non inforcare un cannocchiale e guardare indietro nei propri ricordi? E allora, giù un cuba libre e via un altro scheletro in vinile nell'armadio.
Seconda puntata stessa festa, stesso mare, 30 ottobre 1984. Come sapete recensisco solo dischi che ho intensamente. Un disco deve essere stato consumato, non può essere valutato  se non alla prova del tempo: se invecchia bene, se regge i confronti e se non viene rivenduto nei mercatini dell'usato a mezzo euro.

Dunque, anche se gli Spandau non erano tra i miei gruppi preferiti, avevo letto una pessima recensione su Rockstar del singolo Only when you leave, vocione alla Filippo d'Edimburgo dell'antipatico cantante -veniva definita. Eppure Parade mi girò intorno alle orecchie fin da quel lontano fine 1984. Motivo? Alla festa del mio amico ritardato c'erano sempre novità musicali, -gli Spands arrivarono in testa alle classifiche solo in pieno 1985, quindi era una primizia metterlo come sottofondo ad un party. Non era come oggi, che un mp3 schizza subito in giro in tutto il mondo, allora dischi e cassette avevano lunghi lanci promozionali, dai risultati a volte imprevedibili. Dunque, stesso divano, stesso gruppo di piacioni anni 80, ed Emanuela, la sedicente cugina di Max detto Retard: come nel copione dell'anno prima, la lady con la faccia come il suo bottom,  mi ritorna sotto con un candido: Ciaoooo ti ricordi di me? -sì sì dico io, e allora?. Sembravamo gli attori di un film, l'annoscorso a Marienbad, pietrificati negli stessi gesti dell'anno scorso.

Il momento era topico, io sotto un occhio di bue di luce psichedelica della casa, color verde, questa fighetta stronza in tutina aderente di velluto marrone chiaro leopardato,  e i compagni di classe che mi guardavano aspettando le mie mosse e sopratutto sapendo della buca presa l'anno prima...Guardo Enzo che con un occhiata affermativa mi dice in alfabeto morse :evvai no, che aspetti, chettefrega,  non lo vedi quant'è carina, metti da parte l'orgoglio..." E Roberto telepaticamente mi dice: fà un pò come te pare, ma stavolta fai il duro eh, è lei che ti cerca, non tu..."
Insomma tra il fuoco incrociato  delle occhiate degli amici, le mie occhiaie da astinenza e e l'occhio del fanale verde, optai per un vabbé facciamo finta che ci casco un'altra volta. Insomma io ed Emanuela ci sediamo su un divano, lei si scusa per l'anno prima, bla bla, che lei frequentava un altro ed era indecisa, bla bla, eppoi a sorpresa mi dice "senti andiamo a parlare di là, tiamo un pò più soli?-Ed io sempre più con lo sguardo da playboy de noantri- vabbé.
Insomma avevo salvato la faccia, tutti a dire alla fine c'è cascata la bambina, il Rivoli non perde più colpi, eh sì, non ha smentito la fama di uno dei più fighi della scuola...
E mentre lei parlava parlava, l'amavo e l'odiavo, e sul piatto technics girava a loop Parade, non so chi diavolo aveva messo quel 33... ed io così concentrato a limonare con lei, che l'album quasi non lo sentivo. Il vocione tenorile di Tony Hadley, le chitarrine dei fratelli Kemp, finte funky rock, finte come il boom economico 80ies, condite con spruzzi di sax allo zucchero filato di Norman, filavano via come sottofondo del più noioso party lounge di paninari dell'epoca. Eppure, tra i Campari e qualche sprazzo  di lucidità dell'ora tarda, mi colpirono Highly strung, un pò meno I'll fly for you, Nature of the beast dramatica, bellissima, eppoi  Revenge for love-la mia rivincita..., Always in the back of my mind, la struggente With the pride. Tutto l'album sfilava via così, meno bello del precedente True, il vero capolavoro degli Spands, ma non posso non ricordarlo con piacere proprio per il suo disimpegno e la sua fatuità puramente anni 80. Canzoni belle e formali, ben suonate e ben arrangiate, pulite come i Roxy music senza Eno, quelli più commerciali, con testi che  ricordano i diciassettenni che scrivono poesie d'amore furtive sotto il banco durante la lezione.

Come andò a finire? Siccome subodorai subito che Manuelita tendeva ad avere i piedi in due scarpe, la storia durò molto poco. Mi sono sempre chiesto se su quella nostra timida storia avesse influito l'enorme distanza tra i nostri quartierche erano agli antipodi, io Nuovo Salario, lei all'Eur. Ma oggi mi chiedo: gli Spands erano i cugini opoveri dei Duran? Ragazzi dal vivo gli Spand spaccavano, il loro concerto al palazzetto dell'Eur nell'87 fu meglio di quello dei Duran allo stadio Flaminio. Giuro, io c'ero.

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