“......un gruppo d'oggi che suona hard rock anni '70 ? prova gli Spiritual Beggars....”

Anno 2000, così rispose un amico alla voglia di scoprire un gruppo capace di proporre vecchie sonorità senza cadere nel plagio dei grandi gruppi anni '70.

Senza indugi prendo informazioni sulla band e scopro che viene formata nel 1994, capitanata dal già noto Michael Amott, chitarrista degli estremi Carcass e Arch Enemy, viene completata dallo sconosciuto Spice nelle vesti di cantante/bassista e Ludwig Witt dietro le pelli. Le fondamenta del progetto vengono gettate con “Another Way To Shine”, album in cui lo stile della band è chiaramente in fase embrionale, stoner e hard rock si miscelano nella proposta musicale di Michael Amott, che riesce comunque ad avere numerosi consensi nell'underground musicale. “Mantra III” esce nel 1998 e presenta come novità l'inserimento di Per Wiberg (Opeth) all'organo come special guest; costui fa evolvere notevolmente il sound degli Spiritual Beggars, dando una spinta verso sonorità anni '70 sponda Deep Purple, Uriah Heep. Con quest'album, la creatura di Michael Amott comincia a prendere forma: energia, gusto e originalità fanno da cardine per un lavoro traghettatore che da alla band consapevolezza della propria forza.

Con l'avvento di gruppi nu-metal che a inizio millennio invadevano il mercato discografico, gli Spiritual Beggars presentano “Ad Astra”, un lavoro a-storico, musica assoluta, valevole in tutti i contesti e in tutte le epoche. L'album ruota intorno al guitar-work di Michael Amott che trova in Per Wiber, entrato ormai in pianta stabile, un valido compagno d'avventura capace di stimolare ulteriormente Amott, creando parti strumentali in cui entrambi fanno a gara per dimostrare le loro capacità; Spice con la sua voce calda, blues, graffiante amalgama il sound avvolgente della band.

Left Brain Ambassadors” apre stupendamente le danze, la forza dirompente del quartetto di Halmstad si fa ascoltare nel riff d'alta scuola che fa da apripista ad un brano in cui ogni membro della band dimostra di che pasta è fatto, il solo mozzafiato di Amott e la risposta di Wiber che chiude il brano in un finale d'altri tempi contribuiscono ad impreziosire un brano già di per se perfetto. “Wondeful World” ci racconta le meraviglie del mondo, perché questo è un album positivo in tutti i sensi, c'è voglia di vita, fanculo alla negatività, la band suona con energia vitale, propositiva, ogni brano brilla di luce propria e rappresenta una componente energetica che insieme investe l'ascoltatore accecandolo con un bagliore.

Ci sono brani duri: “Blessed” e “Save Your Soul” vengono giù come una valanga; ci sono brani meravigliosi: “Escaping The Fools” e soprattutto “Mantra” sono capaci di donare emozioni forti.

Il successo dell'album sta anche nel fatto di essere accessibile a chiunque, non necessariamente agli estimatori del metal, ma a tutti coloro che amano la grande musica; questo è un lavoro che si affianca di diritto ai capolavori del genere.

Album sorprendente che acquista valore nel tempo.

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