Decido di recensire oggi questo disco dopo anni dalla sua uscita (e la presenza di una recensione scritta da Grigio poco tempo fa) perché nel frattempo gli animi si sono placati, la scena black italiana è progredita e le riviste specializzate hanno già ritirato il cospicuo assegno che viene loro elargito ogni volta che si tratta di parlare di gruppi nostrani.

Se la copertina mette in chiaro fin da subito che la Norvegia di inizio anni 90 sarà il riferimento musicale del disco, una rapida occhiata al bellissimo booklet (a colori, con foto e disegni, testi in italiano e tradotti in inglese) ci ricorda che a livello tematico saranno altre le influenze, ben più Ardite (che battutaccia...).

Gli Spite Estreme Wing si muovono infatti nei territori già noti e ampiamente battuti del black darkthroniano, ruvido e grezzo, riletto alla luce del War Black Metal (epico, roboante ed un po' fracassone); le composizioni sono lunghe ma comunque legate ad un minimalismo tutto norvegese (non stiamo parlando di "Panzer Division Marduk" come ovvio..), varie tra loro: dalla cavalcata di "Non Ducor, Duco", alla più epica e riflessiva "In su la vetta" (vero centro del disco) alla penultima "Disperazione-il ciclo si chiude", lenta e groovy. Il cantato in italiano si sposa alla perfezione con i mid-tempos più lenti, stonando leggermente con i ritmi serrati (la title-track ne è l'esempio: Argento non segue il ritmo della musica creando uno "spiacevole" effetto-recitato).

Il concept attorno cui ruota il disco è elaborato ma tutto sommato non innovativo: il valore metaforico della guerra, il cammino di perfezionamento dello spirito, la rinascita dell'io sono temi ampiamente trattati in campo black, e con risultati migliori; i francesi Crystalium hanno portato a compimento un certo tipo "colto" di War Metal e la musica, pur citando i Darkthrone a mani basse, non sembra mai raggiungerli in intensità.
Questo è un disco la cui fama è legata soprattutto a leggende: la registrazione al Forte Geremia, i samples di Psicofonia, le dichiarazioni di Argento sul Black Metal come Archeofuturismo lasciano il tempo che trovano; mi colpirono un tempo (poco a dire il vero...) e mi trovano indifferente oggi. Tutti i riferimenti al Fascismo, anche se velati di romanticismo alla D'annunzio sono comunque goffi e irritanti: personalmente preferisco non ascoltare NSBM (National-Socialist-Black-Metal), ma almeno gruppi come Absurd, i Graveland o i Crystalium hanno decisamente maggiore talento.

Soprattutto il rammarico resta di fronte a due avvenimenti: il buon lavoro di "Magnificat" non viene bissato; e secondo, il concept poteva essere scritto meglio, soprattutto nelle "preziose" note che arricchiscono e commentano il testo, che mischiano in eresia Evola, D'annunzio, Buddismo, Zen, Misticismo e altro.

Buono, senza dubbio, ma tutto qui. Di black ce ne è di migliore anche in Italia (Aborym, Locus Mortiis, Enthroning Silence , Black Flame, Tod); di libri per avvicinarsi seriamente alle tematiche proposte le biblioteche son piene; di personaggi più simpatici ne è pieno persino il condominio di Argento.

Sopravvalutato voto 6,5/10

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