Mettiamoci seduti su questa sedia e scriviamo con pazienza questa recensione di un grande album degli Spock's Beard che è a mio avviso uno dei migliori della loro carriera per strutture melodie, ecc...
È forse con quest'album che gli Spock's Beard trovano la loro formula più adatta! Dopo il debutto con "The Light", e l'eccellente "Beware Of Darkness", i ragazzi di Neal Morse ci deliziano con un'altra vera perla a base di progressive rock!
7 canzoni dirette, efficaci, complesse, sognanti e malinconiche, aggettivi che si attengono sia per le quattro tracce più brevi che per le tre più lunghe e articolate. Già l'intro di "The Good Don't Last" basta ad introdurre noi ascoltatori in un'atmosfera delicata e sognante che ci accompagnerà per tutto l'album... sembra di entrare in un nuovo interessante viaggio sentendo il suono di quell'hammond sopraggiunto dal violoncello... e da un'ottima parte introduttiva con Ryo okumoto davvero in gran spolvero con synth e hammond e con delicate parti acustiche; anche il finale della song, con quel delizioso assolo, ci guida molto lontano lungo la scia del pensiero. Chissà fin dove. Segue un'immediata ma estremamente tecnica "In The Mouth Of Madness" dove complessi giri di chitarra e tastiere dimostrano che i pezzi più complessi non sono sempre quelli lunghi. "Cakewalk On Easy Street" è basata invece su una chitarra meno impegnata a strafare e su tocchi di piano quasi jazzistici. Poi "June" si commenta da sola: un'ottima ballata acustica come solo loro sono capaci di fare, sicuramente una delle migliori della loro carriera insieme a "Wind At My Back", "Open Wide The Flood Gates", "Can't Get It Wrong", "All That's Left" e altre. A chiudere il ciclo delle canzoni brevi troviamo un'accattivante "Strange World", che con un ritmo vivace e una melodia piuttosto cupa si rivela una canzone sicuramente immediata ma altrettanto interessante. E ora le due suite conclusive! La prima, "Harm's Way" parte davvero forte, con tocchi di Hammond davvero pregevoli per poi calare di ritmo scendendo verso una parte più volutamente spenta con malinconici tocchi jazz che risalgono fino a sfociare nella parte più movimentata del brano e forse di tutto l'album, dove le tastiere di Ryo Okumoto si dimostrano assolutamente impeccabili. La seconda, "Flow", alterna pregevoli parti di Hammond, chitarre in chiave blues e delicate melodie sintetizzando un po' di tutto ciò che abbiamo sentito in quest'album.
Davvero un grande album, degno dei migliori Spock's Beard. Peccato che non venga quasi mai citato fra i capolavori ma devo dire che merita al di là di ciò che si dica su di esso.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di mauro60
"Ascoltate su Youtube l'ultimo brano di questo album, 'Flow', solo questo varrebbe il disco."
"I due ultimi brani sono veramente quanto ci si possa augurare di sentire dall'evoluzione del progressive rock, di quello romantico dico, non metal."