Quanto rimpiangiamo la personalità di Neal Morse, quanto la rimpiangiamo! E fra le perle che egli ci ha regalato con gli Spock's Beard non si può fare a meno di citare lo straordinario "V" del 2000.
Senza dubbio uno dei capolavori meglio riusciti in ambito progressive rock. Chi ama il progressive non può assolutamente lasciarselo scappare dalle mani. 6 ottime canzoni per 63 minuti di vere emozioni. Non vi saprei dire se è questo il miglior lavoro degli Spock's Beard, ma sicuramente esso è uno degli esempi più riusciti delle loro capacità artistiche e ne si consiglia sicuramente l'ascolto a chi volesse conoscerli e avere un primo impatto con la loro musica. Forse si presenta leggermente più accessibile rispetto agli album precedenti (mi riferisco specialmente ai brani sulla breve durata) ma comunque il titolo di capolavoro non glielo si toglie per nessuna ragione.
"At The End Of The Day", con i suoi 16 minuti e mezzo regala momenti di pura suggestione e malinconia, parti veloci con un ottimo drumming, bei riff con l'hammond (in particolare il solo che interviene prima dell'ultima parte) e sottili melodie di chitarra. Inizio molto promettente! Poi interviene subito la malinconica e forse anche un po' triste "Revelation" caratterizzata da suoni cupi, tocchi jazzistici che sfociano in un ritornello più forte. Virtuosismo più marcato in "Thoughts Part. II" che prosegue il discorso cominciato in "Beware Of Darkness": alcuni spezzoni di organo e chitarra acustica fanno solo da breve pause alle varie scale di piano e hammond e all'ottimo giro di basso centrale. Non riesce a deludere nemmeno la più orecchiabile "All On A Sunday": struttura strofa-ritornello, chitarre acustiche ed elettriche decisamente soft ma l'hammond di Ryo Okumoto non rinuncia a farsi sentire con dei buoni giri. E la ballad acustica "Goodbye To Yesterday" è pronta lì piazzata per regalarci ancora un treno di emozioni prima... di cosa... Della superba suite "The Great Nothing"; 27 minuti (il loro brano più lungo in assoluto) da ascoltare veramente fino agli sgoccioli: intro quasi da odissea nello spazio, chitarre ben determinate, arpeggi acustici, perfetti solo di synth, belli unisoni chitarra-tastiera, accompagnamento dell'hammond sempre impeccabile, finale molto ben curato e teatrale. Sentiamo un po' di tutto in questa suite che secondo chissà quante persone varrebbe da sola l'album intero.
E cos'altro dovrei dire per chiudere questa delicatissima recensione? Nulla! Finché l'ascoltatore non avrà sentito questo disco non potrà mai apprezzarne la sua grandezza! 5 stelle senza pensarci!
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