Stavolta lo sgabuzzino è quello della Metal Factory di Bologna, l'ultimo mercoledì della mia vita cittadina felsinea. Davide parla un sacco, mi rimprovera sul termine post-hardcore e alternative rock. Il suo negozio ha il Metal nel nome ma lui lo odia, lo odia ma ne vende valangate, ne sa a palate e la neve cade ma non attacca, il nevischio fa male ma annacqua le strade. La mia ultima settimana sotto le 2 torri è un lungo pianto dal cielo, la città mi saluta, un pò malinconicamente con un freddo che arriva da nord-est; dove ora sto dormendo, dove sono tornato.

Non ho davvero voglia di raccontare la storia della prigione di Stanford, sta a voi cercare nozioni a riguardo ma è una cosa talmente risaputa e conosciuta che mi vergogno per voi se non ne avete mai sentito parlare. La band invece è solida, granitica e derivativa, losangelina ma con sonorità da east coast. Nei loro piatti giravano tantissimo i Fugazi, forse troppo, forse il giusto e altrettanto spesso quel gorgoglio torbido dei Jesus Lizard e le compressate chitarristiche di Helmet e Rollins Band, con certe spruzzate davvero groovose.

Le varie influenze riescono a mescolarsi tanto quanto l'olio e l'acqua riescono ad amalgamarsi agitando una bottiglia.
Il mio consiglio è ascoltarsi tutto il disco, ma Cansado è un pezzone della madonna.

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