Avvincente, artistico e ambiguo! Le tre A rappresentano al meglio la natura di "Arancia Meccanica", un'opera d'arte visiva e sonora, un capolavoro del cinema moderno.

"Arancia Meccanica" è l'anello che non tiene: niente è casuale, non è sufficiente giudicare un libro dalla copertina. Un'arancia secondo la sua conformazione possiede una buccia al cui interno si trova il frutto vero e proprio, la materia succosa e dolce, commestibile. Come un'arancia è l'essere umano. Sotto la scorza dura, o meglio semipermeabile della pelle, nei meandri del cervello, ogni uomo mantiene una certa quantità di dolcezza, di bontà che può essere messa al servizio di se stesso e degli altri, in contrapposizione all'atteggiamento violento manifestato molto spesso dallo stesso uomo che tiene nascosta la sua componente positiva, inconsciamente, facendo sì che sia recato danno alla propria persona e a coloro che lo circondano.

Alex è un giovane spudorato, violento, senza un filo di morale e con la coscienza sporca, insensibile al dolore altrui, non cosciente delle proprie azioni, semplicemente una spada che trafigge chiunque gli passi accanto. Confusionario! Distruttore! Eccessivo! Spesso sotto l'effetto di droghe, egli ama esercitare la cosiddetta "Ultraviolenza", il suo compito nella vita, il suo unico scopo. Il suo "Gulliver" (cioè il cervello) concepisce solo quella, fino a che non subisce un percorso di formazione pieno di trappole e inganni che lo portano a riflettere sul rapporto tra uomini, un rapporto di pace, o meglio di giusta ed equilibrata cooperazione. Egli è sia vittima che assassino! Fa e subisce, occhio per occhio, dente per dente, soffre per i suoi peccati, per i suoi scellerati delitti. Una Londra futuristica fa da sfondo alla vicenda di un giovane insicuro, che crede di essere sicuro, un giovane ingenuo, che crede di essere saldo. "Arancia Meccanica" è l'epopea di Alex, personaggio dalle molte facce, amante della musica classica e amante, d'altro canto, del disordine, dell'eccesso e del godimento a spese degli altri. Egli è il prototipo di una società che cade a pezzi, di una gioventù votata alla violenza. La tortura lo porterà alla ragione, ma si sa che la tortura non ha una ragione! Questa è la lezione di Burgess, autore dell'omonimo libro, da cui è stato tratto appunto il film.

Stanley Kubrick: un maestro dei nostri tempi, regista poliedrico e abile dietro la cinepresa.

R.I.P. Stanley

Film: 10/10

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