Sono solo 50 anni dalla prima di "Arancia meccanica" (esattamente 19/12/1971) diretto da Stanley Kubrick e certamente, come alcuni obietteranno, ci sono state in passato tante analisi e recensioni del film anche su Debaser . Però, dopo mezzo secolo dalla distribuzione di suddetta opera tanto iconica e discussa, penso che valga la pena proporre qualche considerazione sull'argomento, evitando di richiamare la trama (anche considerato che sia nota pure alle mura del mio domicilio ..) e semmai invitare chi non l'avesse mai fatto a procurarsi di leggere il bel romanzo omonimo, scritto da Anthony Burgess a cui si ispira il film di Kubrick.

Intanto la questione della violenza descritta nel film richiama la polemica sulla liceità, per un'opera d'arte , di affrontare certi temi controversi al punto da eccitare animi facilmente suggestionabili. È un tema vecchio e complesso ma basterebbe solo rammentare che la storia ci elenca un'infinità di fatti che confermano come il genere umano non abbia mai brillato per bontà fin dalla notte dei tempi . A me basta notare come, quando il film fu distribuito in Italia, il nostro paese fosse nel pieno della stagione della strategia della tensione, con tutti i fattacci violenti risaputi, nobilitati si fa per dire da contrapposte ideologie politiche. Insomma l'Italia all'epoca non era certo un Paradiso terrestre.. Ma passato mezzo secolo e consegnate le suddette ideologie politiche all'archivio storico polveroso del Novecento (così almeno pare..) , il fattore violenza resta sempre presente nel mondo attuale, addirittura i fatti di cosiddetta cronaca nera (vecchia definizione) sono così numerosi fra delitti efferati, stupri , femminicidi (termine di nuovo conio) da aver assuefatto il pubblico, a dimostrazione di una declinante qualità della vita e pertanto un film come "Arancia meccanica" non fa certo così tanto scalpore oggi..

Un'altra considerazione che mi sorge spontanea è chiedermi come sarebbe oggi il protagonista del film ovvero il drugo Alex. Sarebbe proprio un arzillo anziano che , per evidenti problemi di salute e deambulazione, circolerebbe per la strada appoggiandosi al vecchio bastone . Ma, date queste condizioni, se dovesse incrociare un gruppo di giovinastri, passerebbe inevitabilmente dalla condizione di predatore a quella di preda. Un autentico caso di contrappasso dantesco, al punto di dimostrare la fondatezza del detto evangelico "non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto alla tua persona" . E se questa non è anche ironia della sorte..

Ma c'è anche un altro aspetto di "Arancia meccanica" che non si deve sottovalutare a mio parere . Il personaggio principale di Alex è inevitabilmente dotato di un sottile fascino anche sinistro, però non si deve perdere di vista il nocciolo di tutta la vicenda ovvero la pervasivita' e costante buona salute del potere che tiene in pugno ed usa tutti i sottoposti (così come gli stessi detentori) secondo una meccanica inesorabile da che mondo è mondo. Tanto per esemplificare il protagonista Alex esercita tanta violenza, insieme ai suoi sodali, e passando il segno finisce in galera. Un soggetto così particolare ben si presta come cavia (un po' inconsapevole degli effetti) alla nuova terapia Lodovico che le alte sfere vogliono applicare ai delinquenti. Peccato che Alex divenga per questo un omuncolo tanto inerte da provare repulsione anche verso qualsiasi sano istinto vitalistico, deprivato del benché minimo libero arbitrio . Ma il potere sa come correre ai ripari e lo stesso Alex, sempre manipolabile, può essere recuperato alla condotta di vita precedente. Un esecutore efficace di certe politiche repressive verso i dissidenti del sistema fa sempre comodo... Insomma è sempre il potere, non come entità metafisica ma reale per i suoi detentori in carne e ossa, a usare i sottoposti e ad incarnarsi poi in altri potenti che scalzano i predecessori (della serie "il potere logora chi ce l'ha " e se avete dubbi chiedete conferma al buon'anima Giulio Andreotti in arte Il Divo..).

Un film pur sempre crudo (che uscito in Italia, ove ancora vigeva la censura tanto implacabile con opere come il coevo "Ultimo tango a Parigi" di Bertolucci, si vide fortunatamente solo affibbiare il divieto ai minori di 18 anni) proprio per lo sguardo disincantato verso la natura ambigua dell'essere umano (incrocio fra angelo e diavolo come già asseriva Blaise Pascal).

Per parte mia, lo reputo una pellicola sempre meritevole di visione (porta bene i suoi anni) e ammetto che, tutte le volte in cui sono in rotta con il mondo circostante e ciò mi capita spesso e volentieri, mi rivedo "Arancia meccanica" proprio perché sa svolgere una funzione catartica. Il sottoscritto non è certo un depravato né ha conti in sospeso con la legge e la giustizia, semmai assistere ad un film che propina, senza complicità e malizia, una dose di ultra violenza costituisce una valida valvola di sfogo. Almeno mi rendo conto fin dove può portare il commettere il male e ciò mi basta per astenermi dal farlo.

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