"… E' proprio da qui che la ruota della macchina ha cominciato a girare, amico mio, che il viaggio è iniziato… "

La prima cosa da fare è tracciare e far luccicare quella succosa linea di demarcazione che va a porsi, a mio parere, tra i primi due lavori dei nostri affezionatissimi, e quel disco epocale che è stato "Pretzel Logic". Fino al 1973, infatti, gli affezionatissimi in questione non erano composti da quel brillante duo che qualche anno dopo avrebbe gettato alle stampe un grappolo di lavori pressoché perfetti, vale a dire il mite Dr. Becker e lo sciccoso Mr. Fagen. Nel periodo degli esordi, fino al loro secondo disco, gli Steely Dan sono stati infatti un gruppo di cinque-sei elementi a tutti gli effetti , almeno così volle la storia, e il loro storico produttore Gary Katz. Che quando beccò Donald e Walter a cazzeggiare per le strade di Nuova York all'alba degli anni 70, fece dar loro una bella ripulita e li portò con sé nella città degli angeli, con lo scopo di tirarne fuori le grandi doti musicali che aveva fiutato.

Proprio per questo li spinse a formare una vera band, composta in particolare dai chitarristi Danny Dias e Jeff Baxter, dalla gustosa batteriola di Jim Hodder, e da David Palmer alla voce. E' importante menzionare tutto questo, perché nonostante la presenza di alcuni di questi musicisti anche in dischi successivi ai primi due, è evidentissimo il cambio di rotta avvenuto con "Pretzel Logic" nella musica degli Steely Dan. La differenza non è stata quella del taglio di capelli dell'ossuto e spigoloso Fagen (come lo definì impeccabilmente Socrates) , ma il passaggio da un ottimo pop rock con tinte soul e blues ad una musica "nuova", che è riuscita a spremere ed a fondere insieme pressoché perfettamente una moltitudine di elementi musicali, in vista di strutture melodiche d'alta classe. Proprio da questa differenza deve partire l'amante degli Steely Dan-seconda maniera per avvicinarsi al primo periodo. A scrivere le canzoni erano già unicamente Fagen e Becker, ma i due non avevano ancora trovato la loro strada definitiva; la "feroce" e impeccabile dittatura sul pop colto e sui migliori musicisti in circolazione sarebbe arrivata appunto con "La Logica del Pretzel", con "Katia mentì" e con quegli altri 2-3 magnifici dischi successivi.

Gli Steely Dan di "Can't buy a thrill" (1972) non sono forse la "magnificentia" all'ennesima potenza, ma la voce di Fagen- ahimè!-è già lì in bella mostra, e sono presenti alcuni brani che sono indiscutibilmente delle perle. Uff! Alla fine ci siamo arrivati, eccoci qua: "Do it again", brano storico della band, nonché traccia iniziale del disco, è una canzone praticamente perfetta, e rapisce al primo ascolto. Sorta di folk-pop quasi ipnotico che profuma di "Easy Rider" e di Arizona strafatta di soffice voodoo, la struttura non è così intricata come può essere una "Through with Buzz" o una "Bad Sneakers", ma unisce perfettamente le percussioni in sottofondo e la melodia protagonista, i giri di piano e la voce di Mr. Donald, la ruota della macchina che gira sull'asfalto polveroso e il profumo intrigante e magico degli Stati Uniti all'inizio degli anni ‘70. Tanto semplice quanto grandiosa. Fagen e Becker mettono subito le cose in chiaro: musica pop-rock di alto livello (con in mezzo due assoli, di chitarra e di tastiere, uno più bello dell'altro) e un ritornello orecchiabile come non se ne sentono sempre. Questi sono, e indiscutibilmente saranno, gli Steely Dan: musica accessibile più o meno a tutti, ma d'alta classe. Sissignore…. 

Altra caratteristica del disco è la presenza di certo folk-rock americano stile Crosby-Stills- Nash-Young, sentire per credere pezzi come "Dirty Work e "Brooklyn…", che profumano indiscutibilmente di "Déjà vu" (in tutti i sensi!); non manca neanche la strizzata d'occhio al ritornello "zuccheroso" nelle pur godibili "Midnight Cruisers" e "Reelin' in the Years" (singolo estratto insieme a Do it Again). Tutto questo rende bene il concetto espresso poco fa: musica ottima, a tratti personale e innovativa, a tratti però timorosa di prendere il volo da sola; anche l'alternanza tra Fagen e Palmer per la voce solista dei vari brani dà probabilmente un certo senso di spaesamento. In tutto questo sta forse la non piena maturità di Fagen e Becker, in questo disco come nel successivo "Countdown to Ectasy". Ma avevo anche parlato di "perle"; ebbene, non mancano: tutte cantate dal buon vecchio "Lester the Nightfly", citiamo la semplicemente perfetta "Only A Fool Would Say That"; il soft-soul di "Fire in the hole"; la splendida "Turn That Heartbeat Over again", che chiude il disco coi suoi perfetti impasti vocali, e che con le sue invenzioni pop e cambiamenti inaspettati di tempo già profuma della genialità compositiva futura del duo.

"… You go back Jack do it again / Wheel turnin' 'round and 'round / You go back Jack do it again…"

Procuratevi questo disco, perché è proprio da qui che è iniziata la lunga e affascinante storia degli Steely Dan: un gruppo che ha la capacità di illuminare frammenti di vita. Con voli notturni e non…

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