A un certo punto ce l'hai e poi lo perdi. E se n'è andato per sempre
Una teoria piuttosto accreditata sostiene che ci siano, nella storia di un popolo, momenti in cui tutte le energie profuse, le idee seminate, gli scritti prodotti, si uniscono per far germogliare, come in una primavera artistica, in un’epoca di passione, un gran numero di capolavori nell’arco di una sola generazione. In altre parole e più in generale, questa teoria vuole che vi sia un attimo di estasi, nell'esistenza di esseri e comunità, che arriva improvvisamente e con l’impeto di un’eruzione spinge i protagonisti di quel momento verso l'immortalità.
Questo è accaduto nella seconda metà del '500 in Inghilterra. Il mondo s'era allargato, e l'anima nazionale si dilatava per essere all'altezza di tanta grandezza. L'Inghilterra voleva essere grande, voleva toccare i limiti del bene e del male, voleva scoprire e conquistare.
Spiritualmente le occorreva un nuovo linguaggio e, da un giorno all'altro, son venuti i parlatori di questo linguaggio: i poeti, uomini selvaggi, indomiti, non piccoli poeti cortigiani, che costruivano scene arcadiche o mitologiche; essi si presero i teatri, vissero fra quelle quattro tavole, e misero in scena un universo di passioni selvagge e sovrumane.
Così avvenne in Italia, a Firenze, in una fase di fermento politico, economico, finanziario e sociale, arrivarono uno dopo l’altro Dante, Petrarca e Boccaccio, tre uomini capaci di eternare con le parole il clima e i pensieri, i sentimenti e le passioni di un’epoca.
Così tra Quattrocento e Cinquecento a Ferrara e poi e poi e poi…
E poi in Russia quando improvvisamente nel corso di due generazioni…
Ma è un altro discorso.
Il mio parere è che il popolo mitteleuropeo di lingua tedesca abbia vissuto uno di questi momenti nei primi decenni dello scorso secolo e negli ultimi decenni di quello precedente, un momento in cui tutte le arti e le scienze si sono concentrate e stimolate a vicenda alla ricerca dell'opera totale. Nuove idee, una valanga di nuove idee e concezioni del mondo e dell'uomo, figlie di una società cosmopolita, fiorirono. Politica, scienze e arti vissero, vissero come mai prima in Germania e in Austria.
E nel mondo, ma soprattutto lì nel centro dell'Europa, nacque un uomo, Sigmund Freud, che si abbeverò delle opere di un numero ristretto di geni e da lì trasse spunti per rivoluzionare l'idea della natura spirituale dell'uomo: infine, dalla sua fonte, vennero ad abbeverarsi tanti artisti che combatterono per quello che chiamarono “l’arte stessa, per il diritto di creare artisticamente”.
Un figlio della Belle Époque
Questo è il contesto storico in cui nacque Stefan Zweig.
E questi, in un elenco disordinato, gli artisti che illuminarono l’epoca, limitandosi solo a quelli di parola, che furono parzialmente oscurati dalla celebrità di pittori e musicisti: Mann, Hofmannsthal, Musil, Rilke, Mann, Kafka, Hesse, Broch, Roth, Brecht, Junger e, infine, Zweig.
Zelig, non poetuccolo cortigiano, ma cosmopolita e allo stesso tempo figlio di Vienna, capitale delle arti, antifascista e ebreo errabondo per scelta, prima della guerra, e per destino, dopo l’Anschluss. Nel primo periodo, conobbe e studiò l’Europa, visitò America e Asia.
La prima guerra mondiale fu un trauma anche per lui, ma nel periodo successivo divenne l’autore più tradotto al mondo. Tra le tante opere, scrisse nel 1927 tre novelle raccolte nell’unico volume: Il sovvertimento dei sensi; caratterizzate da una sottile analisi psicologica dei protagonisti raccontano l'attimo della loro vita in cui vengono presi da un parossismo dei sensi e scoprono l’essere che ha vissuto dentro loro, obliato per una vita.
Successivamente, continuò a viaggiare e a conoscere una nuova Europa, trasformata dai nazionalismi.
Dopo il ’33 si rifugiò a Londra, poi a New York e, infine, a Petropolis, dove, dominato da crisi depressive, morì suicida nel 1941.
Nel ‘39 aveva terminato la sua opera più letta dai posteri, un’autobiografia dal titolo assai esplicito: Il mondo di ieri: ricordi di un europeo.
Il sovvertimento dei sensi
E' per comodità, per mancanza di coraggio o per un orizzonte troppo ristretto, che tutti (i romanzieri) mostrano sempre solo l'orlo superficiale della vita, dove i sensi operano alla chiara luce del giorno, apertamente e metodicamente, mentre giù in fondo, nei sotterranei, nelle caverne o cloache del cuore, s'agitano sinistramente fosforescenti le perigliose belve della passione, nel buio unendosi e dilaniandosi in ogni più fantastico accoppiamento? Li spaventa così il fiato caldo e struggitore degli istinti demoniaci, l'esalazione del sangue che brucia, temono d'imbrattarsi le mani troppo delicate sulle piaghe dell'umanità, oppure il loro occhio avvezzo a una luce più blanda non trova la via per scendere gli, sdrucciolevoli gradini umidi di putredine? Eppure, per colui che ama sapere, non v'è piacere più grande che quello di conoscere l'occulto segreto, non v'è brivido più potente di quello che accompagna il pericolo, e non v'è sofferenza più sacra di quella che non sa esprimersi per vergogna.
Un romanzo è una storia d'amore, i racconti, invece, sono una notte di passione. Qui raccolte ci sono tre novelle in cui i protagonisti raccontano quell’attimo di epifanica libidine capace di sconvolgere dei tratti psicologici fino ad allora costruiti, e descritti con maestria. I personaggi a cui lo scrittore dà voce si raccontano con verità liberatrice, mostrano ciò che per anni avevano tenuto nascosto agli altri e, talvolta, a sè stessi.
Essi sono un grande e stimato professore, un’anziana e rispettabile nobildonna inglese e un vecchio ebreo che dopo lunga fatica è diventato funzionario di stato. Sono loro le vittime dilaniate dalle oscure forze che si erano mosse per una vita sottotraccia. Sono persone stimate, borghesi inseriti in un mondo borghese che intimamente hanno straordinariamente sofferto e in queste novelle si confessano.
Tutti i particolari, le azioni, le opere, i componimenti, i discorsi delle loro vite sono lasciati nell’ombra, mentre essi cercano di penetrare la vera essenza, di individuare, conoscere in ogni minimo aspetto, quel momento solo che ha acceso la loro intima natura.
Queste novelle sono tre gemme prodotte da un mondo passato e si intitolano: Sovvertimento dei sensi (che dà il titolo alla raccolta), Tramonto d'un cuore e Ventiquattr'ore nella vita di una donna.
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