Dopo la serie TV "Romanzo criminale", assolutamente perfetta su ogni aspetto che si voglia affrontare, è dura mantenere la posizione e Stefano Sollima credo lo sapesse bene.

Il suo debutto cinematografico è deludente, anche se i paragoni non andrebbero fatti, non sempre puoi essere al top, capita a tutti di inciampare... le solite cose che si dicono quando vuoi trovare una spiegazione alla tua insoddisfazione.

Il racconto questa volta è dall'altra parte della barricata: siamo nella Squadra Mobile, fra i celerini, quelli che ti dovrebbero difendere, prendere le tue parti... proteggere la Nazione, quelli che dovrebbero avere un corpo da robocop e un'anima da cavaliere senza macchia e senza paura.

Cobra, Negro e Mazinga sono una squadra, magari impazzita per l'odio assorbito per osmosi dall'infinita umanità carica di risentimento in cui si trovano a sguazzare come in una fogna a cielo aperto e su cui scaricano odio e violenza legalizzate!  Fa paura la parola "legalizzate", ma è proprio questo il problema: dietro gli scudi, durante una carica sono soli con se stessi e con la consapevolezza di poter fare tutto quello che vogliono, massacrare criminali e innocenti (come fai a riconoscerli?).

La regia è buona, anche se spesso la macchina da presa non entra a far parte degli eventi, ne resta al di fuori: non riesce a coinvolgerti, eppure subisce il grande fascino della violenza che poco dopo vorrebbe condannare... in questo caso non vale "in media stat virtus".

Nota a parte le interpretazioni di Pierfrancesco Favino e Filippo Nigro: grandi trasmettitori di emozioni.

Per un film che si preannunciava scandaloso per i temi trattati, mi sembra piuttosto un autogol, neanche tanto inaspettato.

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