Compositore e polistrumentista tedesco, noto per le registrazioni pubblicate per l'etichetta ECM. Usa strumenti tradizionali provenienti da varie culture, spesso suonandoli e sovraincidendoli da solo per creare paesaggi sonori meditativi e atmosferici.

Ha pubblicato numerosi album per ECM; è noto per raccogliere strumenti tradizionali durante i viaggi e per registrare la maggior parte delle parti strumentali personalmente, costruendo album caratterizzati da lunghe suite, timbri arcaici e forte attenzione al dettaglio sonoro.

Le recensioni su DeBaser descrivono Stephan Micus come un polistrumentista tedesco dedito a esplorazioni sonore meditative. I testi sottolineano l'uso di strumenti tradizionali raccolti nei viaggi e la qualità atmosferica e contemplativa delle sue registrazioni per ECM. Album spesso strumentali, lunghi brani suite e forte attenzione al timbro.

Per: Ascoltatori di musica d'atmosfera, world music e new age; chi è curioso degli strumenti tradizionali e di sperimentazioni acustiche.

 Micus deve la strumentazione di questo album ai suoi viaggi intorno al mondo e allo studio, con musicisti del luogo, degli strumenti via via incontrati: suling e shakuhachi, entrambi flauti di bambù, il primo proveniente da Bali, l'altro di origine giapponese; dilruba, uno strumento indiano simile al sitar, suonato con un arco; tambura, una specie di liuto di origine indiana ma presente anche nei Balcani; oltre alle chitarre acustiche, ideate dallo stesso Micus, a 10 corde o 7 corde doppie.

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 È Stephan Micus stesso che, con questo album, sembra volerci "dire" questo tant'è che, all'interno, non sono riportati i testi del cantato (o le traduzioni visto la lingua impossibile) ma, udite udite, la descrizione dei singoli strumenti: la loro storia, il loro impiego negli anni, come se i "veri protagonisti" fossero loro e Stephan "il mezzo": come se il messaggio fosse semplicemente questo, nulla di più.

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 Cantando in una lingua inventata, non dissimilmente da altri contemporanei, si pensi ai Magma, ma con un intento che sembra essere differente meno "personalistico" e più antropologico, questo lavoro fa pensare subito al caldo mediorientale e alle civiltà morte ormai da millenni.

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 Capolavoro mistico da masticare mesti e in contemplazione assoluta, assolata.

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